DIALOGO QUARTO
INTERLOCUTORI
Tansillo
Cossì si descrive il discorso de l'amor eroico, per quanto tende al proprio
oggetto, ch'è il sommo bene, e l'eroico intelletto che giongersi studia
al proprio oggetto, che è il primo vero o la verità absoluta. Or nel primo
discorso apporta tutta la somma di questo e l'intenzione; l'ordine della
quale vien descritto in cinque altri seguenti. Dice dunque:
Cicada Credo che non faccia comparazione, e pona come in medesimo geno la divina ed umana apprensione quanto al modo di comprendere il quale è diversissimo, ma quanto al suggetto che è medesimo. Tansillo Cossì è. Dice in ostro alabastro ed oro, perché quello che in figura nella corporal bellezza è vermiglio, bianco e biondo, nella divinità significa l'ostro della divina vigorosa potenza, l'oro della divina sapienza, l'alabastro della beltade divina, nella contemplazion della quale gli pitagorici, Caldei, platonici ed altri, al meglior modo che possono, s'ingegnano d'inalzarsi. Vedde il gran cacciator: comprese, quanto è possibile e dovenne caccia: andava per predare e rimase preda questo cacciator per l'operazion de l'intelletto con cui converte le cose apprese in sé. Cicada Intendo, perché forma le specie intelligibili a suo modo e le proporziona alla sua capacità, perché son ricevute a modo de chi le riceve. Tansillo E questa caccia per l'operazion della voluntade, per atto della quale lui si converte nell'oggetto. Cicada Intendo, perché lo amore transforma e converte nella cosa amata. Tansillo Saibene che l'intelletto apprende le cose intelligibilmente, idest secondo il suo modo; e la voluntà perseguita le cose naturalmente, cioè secondo la raggione con la quale sono in sé. Cossì Atteone con que' pensieri, quei cani che cercavano estra di sé il bene, la sapienza, la beltade, la fiera boscareccia, ed in quel modo che giunse alla presenza di quella, rapito fuor di sé da tanta bellezza, dovenne preda, veddesi convertito in quel che cercava; e s'accorse che de gli suoi cani, de gli suoi pensieri egli medesimo venea ad essere la bramata preda, perché già avendola contratta in sé, non era necessario di cercare fuor di sé la divinità. Cicada Però ben si dice il regno de Dio esser in noi, e la divinitade abitar in noi per forza del riformato intelletto e voluntade. Tansillo
Cossì è. Ecco dunque come l'Atteone, messo in preda de suoi cani,
perseguitato da proprii pensieri, corre e drizza i novi passi; è rinovato
a procedere divinamente e più leggiermente, cioè con maggior facilità
e con una più efficace lena, a' luoghi più folti, alli deserti, alla reggion
de cose incomprensibili; da quel ch'era un uom volgare e commune, dovien
raro ed eroico, ha costumi e concetti rari, e fa estraordinaria vita.
Qua gli dàn morte i suoi gran cani e molti: qua finisce la sua vita secondo
il mondo pazzo, sensuale, cieco e fantastico, e comincia a vivere intellettualmente;
vive vita de dei, pascesi d'ambrosia e inebriasi di nettare. - Appresso
sotto forma d'un'altra similitudine descrive la maniera con cui s'arma
alla ottenzion de l'oggetto, e dice:
Cicada Onde procede, o Tansillo, che l'animo in tal progresso s'appaga del suo tormento? onde procede quel sprone ch'il stimola sempre oltre quel che possiede? Tansillo Da questo, che ti dirò adesso. Essendo l'intelletto divenuto all'apprension d'una certa e definita forma intelligibile, e la volontà all'affezione commensurata a tale apprensione, l'intelletto non si ferma là; perché dal proprio lume è promosso a pensare a quello che contiene in sé ogni geno de intelligibile ed appetibile, sin che vegna ad apprendere con l'intelletto l'eminenza del fonte de l'idee, oceano d'ogni verità e bontade. Indi aviene che qualunque specie gli vegna presentata e da lei vegna compresa, da questo che è presentata e compresa, giudica che sopra essa è altra maggiore e maggiore, con ciò sempre ritrovandosi in discorso e moto in certa maniera. Perché sempre vede che quel tutto che possiede, è cosa misurata, e però non può essere bastante per sé, non buono da per sé, non bello da per sé; perché non è l'universo, non è l'ente absoluto, ma contratto ad esser questa natura, ad esser questa specie, questa forma rapresentata a l'intelletto e presente a l'animo. Sempre dunque dal bello compreso, e per conseguenza misurato, e conseguentemente bello per participazione, fa progresso verso quello che è veramente bello, che non ha margine e circonscrizione alcuna. Cicada Questa prosecuzione mi par vana. Tansillo Anzi non, atteso che non è cosa naturale né conveniente che l'infinito sia compreso, né esso può donarsi finito, percioché non sarrebe infinito; ma è conveniente e naturale che l'infinito, per essere infinito, sia infinitamente perseguitato, in quel modo di persecuzione il quale non ha raggion di moto fisico, ma di certo moto metafisico; ed il quale non è da imperfetto al perfetto, ma va circuendo per gli gradi della perfezione, per giongere a quel centro infinito, il quale non è formato né forma. Cicada Vorrei sapere come circuendo si può arrivare al centro? Tansillo Non posso saperlo. Cicada Perché lo dici? Tansillo Perché posso dirlo e lasciarvel considerare. Cicada Se non volete dire che quel che perséguita l'infinito, è come colui che discorrendo per la circonferenza cerca il centro, io non so quel che vogliate dire. Tansillo Altro. Cicada Or se non vuoi dechiararti, io non voglio intenderti. Ma dimmi, se ti piace: che intende per quel che dice il core esser condotto in cruda e dispietata mano? Tansillo Intende una similitudine o metafora tolta da quel, che comunmente si dice crudele chi non si lascia fruire o non pienamente fruire, e che è più in desio che in possessione; onde per quel che possiede alcuno, non al tutto lieto soggiorna, perché brama, si spasma e muore. Cicada Quali son quei pensieri che il richiamano a dietro, per ritrarlo da sì generosa impresa? Tansillo Gli affetti sensitivi ed altri naturali che guardano al regimento del corpo. Cicada Che hanno a far quelli di questo che in modo alcuno non può aggiutargli, né favorirgli? Tansillo Non hanno a far di lui, ma de l'anima; la quale, essendo troppo intenta ad una opra o studio, dovien remissa e poco sollecita ne l'altra. Cicada Perché lo chiama qual insano? Tansillo Perché soprasape. Cicada Sogliono esser chiamati insani quei che men sanno. Tansillo Anzi insani son chiamati quelli che non sanno secondo l'ordinario, o che tendano più basso per aver men senso, o che tendano più alto per aver più intelletto. Cicada M'accorgo che dici il vero. Or dimmi appresso: quai sono le punte, gli vampi e le catene? Tansillo Punte son quelle nuove che stimulano e risvegliano l'affetto perché attenda; vampi son gli raggi della bellezza presente che accende quel che gli attende; catene son le parti e circonstanze che tegnono fissi gli occhi de l'attenzione ed uniti insieme gli oggetti e le potenze. Cicada Che son gli sguardi, accenti e modi? Tansillo Sguardi son le raggioni con le quali l'oggetto (come ne mirasse) ci si fa presente; accenti son le raggioni con le quali ci inspira ed informa; modi son le circonstanze con le quali ci piace sempre ed aggrada. Di sorte ch'il cor che dolcemente languisce, suavemente arde e constantemente nell'opra persevera, teme che la sua ferita si salde, ch'il suo incendio si smorze e che si sciolga il suo laccio. Cicada Or recita quel che séguita. Tansillo
Cicada Prima che procediate ad altro, vorrei intender da voi, che è quello che intende l'anima quando dice a gli pensieri: il vedere reprimete sì forte? Tansillo Ti dirò. Ogni amore procede dal vedere: l'amore intelligibile dal vedere intelligibilmente; il sensibile dal vedere sensibilmente. Or questo vedere ha due significazioni: perché o significa la potenza visiva, cioè la vista, che è l'intelletto, overamente senso; o significa l'atto di quella potenza, cioè quell'applicazione che fa l'occhio o l'intelletto a l'oggetto materiale o intellettuale. Quando dunque si consegliano gli pensieri di reprimere il vedere, non s'intende del primo modo, ma del secondo; perché questo è il padre della seguente affezione de l'appetito sensitivo o intellettivo. Cicada Questo è quello ch'io volevo udir da voi. Or se l'atto della potenza visiva è causa del male o bene che procede dal vedere, onde avviene che amiamo e desideramo di vedere? Ed onde avviene che nelle cose divine abbiamo più amore che notizia? Tansillo Desideriamo il vedere, perché in qualche modo veggiamo la bontà del vedere, perché siamo informati che per l'atto del vedere le cose belle s'offreno: però desideramo quell'atto perché desideriamo le cose belle. Cicada Desideriamo il bello e buono; ma il vedere non è bello, né buono, anzi più tosto quello è paragone o luce per cui veggiamo non solamente il bello e buono, ma anco il rio e brutto. Però mi pare ch'il vedere tanto può esser bello o buono, quanto la vista può esser bianco o nero: se dunque la vista (la quale è atto) non è bello né buono, come può cadere in desiderio? Tansillo Se non per sé, certamente per altro è desiderata, essendo che l'apprension di quell'altro senza lei non si faccia. Cicada Che dirai, se quell'altro non è in notizia di senso, né d'intelletto? Come, dico, può esser desiderato almanco d'esser visto, se di esso non è notizia alcuna, se verso quello né l'intelletto, né il senso ha esercitato atto alcuno, anzi è in dubio se sia intelligibile o sensibile, se sia cosa corporea o incorporea, se sia uno o doi o più, d'una o d'un'altra maniera? Tansillo Rispondo che nel senso e l'intelletto è un appetito ed appulso al sensibile in generale; perché l'intelletto vuol intender tutto il vero, perché s'apprenda poi tutto quello che è bello o buono intelligibile: la potenza sensitiva vuol informarsi de tutto il sensibile, perché s'apprenda poi quanto è buono o bello sensibile. Indi aviene che non meno desideramo vedere le cose ignote e mai viste, che le cose conosciute e viste. E da questo non séguita ch'il desiderio non proceda da la cognizione, e che qualche cosa desideriamo che non è conosciuta; ma dico che sta pur rato e fermo che non desideriamo cose incognite. Perché se sono occolte quanto all'esser particulare, non sono occolte quanto a l'esser generale; come in tutta la potenza visiva si trova tutto il visibile in attitudine, nella intellettiva tutto l'intelligibile. Però come ne l'attitudine è l'inclinazione a l'atto, aviene che l'una e l'altra potenza è inchinata a l'atto in universale, come a cosa naturalmente appresa per buona. Non parlava dunque a sordi o ciechi l'anima, quando consultava con suoi pensieri de reprimere il vedere, il quale quantunque non sia causa prossima del volere è però causa prima e principale. Cicada Che intendete per questo ultimamente detto? Tansillo Intendo che non è la figura o la specie sensibilmente o intelligibilmente representata, la quale per sé muove; perché mentre alcuno sta mirando la figura manifesta a gli occhi, non viene ancora ad amare; ma da quello instante che l'animo concipe in se stesso quella figurata non più visibile ma cogitabile, non più dividua ma individua, non più sotto specie di cosa, ma sotto specie di buono o bello, allora subito nasce l'amore. Or questo è quel vedere dal quale l'anima vorrebbe divertir gli occhi de suoi pensieri. Qua la vista suole promuovere l'affetto ad amar più che non è quel che vede; perché, come poco fa ho detto, sempre considera (per la notizia universale che tiene del bello e buono) che, oltre li gradi della compresa specie de buono e bello, sono altri ed altri in infinito. Cicada Onde procede che dopo che siamo informati de la specie del bello la quale è conceputa nell'animo, pure desideriamo di pascere la vista esteriore? Tansillo Da quel che l'animo vorrebbe sempre amare quel che ama, vuol sempre vedere quel che vede. Però vuole che quella specie, che gli è stata parturita dal vedere, non vegna ad attenuarsi, snervarsi e perdersi. Vuol dunque sempre oltre ed oltre vedere, perché quello che potrebe oscurarsi nell'affetto interiore, vegna spesso illustrato dall'aspetto esteriore; il quale come è principio de l'essere, bisogna che sia principio del conservare. Proporzionalmente accade ne l'atto de l'intendere e considerare; perché come la vista si referisce alle cose visibili, cossì l'intelletto alle cose intelligibili. Credo dunque ch'intendiate a che fine ed in che modo l'anima intenda quando dice: reprimete il vedere. Cicada Intendo molto bene. Or seguitate a riportar quel ch'avvenne di questi pensieri. Tansillo
Séguita la querela de la madre contra gli detti figli li quali, per aver
contra l'ordinazion sua aperti gli occhi, ed affissigli al splendor de
l'oggetto, erano rimasi in compagnia del core. Dice dunque:
Ecco dunque, o miei pensieri, come di voi altri son ubligati di rimanere alla cura di casa, ed altri possono andar a procacciare altrove. Questa è legge di natura, questa per conseguenza è legge dell'autore e principio della natura. Peccate dunque, or che tutti, sedotti dalla vaghezza de l'intelletto, lasciate al periglio de la morte l'altra parte di me. Onde vi è nato questo malencolico e perverso umore di rompere le certe e naturali leggi de la vita vera che sta nelle vostre mani, per una incerta e che non è se non in ombra oltre gli limiti del fantastico pensiero? Vi par cosa naturale che non vivano animale- ed umanamente, ma divina-, se elli non sono dei ma uomini ed animali? E`
legge del fato e della natura che ogni cosa s'adopre secondo la condizion
de l'esser suo. Perché, dunque, mentre perseguitate il nettare avaro de
gli dei, perdete il vostro presente e proprio, affligendovi forse sotto
la vana speranza de l'altrui? Credete che non si debba sdegnar la natura
di donarvi l'altro bene, se quello che presentaneamente v'offre, tanto
stoltamente dispreggiate?
Con
queste e simili raggioni l'anima, prendendo la causa de la parte più inferna,
cerca de richiamar gli pensieri alla cura del corpo. Ma quelli, benché
al tardi, vegnono a mostrarsegli non già di quella forma con cui si partîro,
ma sol per dechiarargli la sua ribellione, e forzarla tutta a seguitarli.
Là onde in questa forma si lagna la dolente:
Cicada Sì che non sono due essenze contrarie, ma una suggetta a doi termini di contrarietade? Tansillo Cossì è a punto. Come il raggio del sole il quale quindi tocca la terra ed è gionto a cose inferiori ed oscure, che illustra, vivifica ed accende; indi è gionto a l'elemento del fuoco, cioè a la stella da cui procede, ha principio, è diffuso ed in cui ha propria ed originale sussistenza; cossì l'anima che è nell'orizonte della natura corporea ed incorporea, ha con che s'inalze alle cose superiori ed inchine a cose inferiori. E ciò puoi vedere non accadere per raggion ed ordine di moto locale, ma solamente per appulso d'una e d'un'altra potenza o facultade. Come quando il senso monta all'imaginazione, l'imaginazione alla raggione, la raggione a l'intelletto, l'intelletto a la mente, allora l'anima tutta si converte in Dio ed abita il mondo intelligibile. Onde per il contrario descende per conversion al mondo sensibile per via de l'intelletto, raggione, imaginazione, senso, vegetazione. Cicada E` vero ch'ho inteso che per trovarsi l'anima nell'ultimo grado de cose divine, meritamente descende nel corpo mortale, e da questo risale di nuovo alli divini gradi; e che son tre gradi d'intelligenze: perché son altre nelle quali l'intellettuale supera l'animale, quali dicono essere l'intelligenze celesti; altre nelle quali l'animale supera l'intellettuale, quali son l'intelligenze umane; altre sono nelle quali l'uno e l'altro si portano ugualmente, come quelle de demoni o eroi. Tansillo Nell'apprender dunque che fa la mente, non può desiderare se non quanto gli è vicino, prossimo, noto e familiare. Cossì il porco non può desiderar esser uomo, né quelle cose che son convenienti all'appetito umano. Ama più d'isvoltarsi per la luta che per un letto de bissino; ama d'unirsi ad una scrofa, non a la più bella donna che produca la natura: perché l'affetto séguita la raggion della specie. E tra gli uomini si può vedere il simile, secondo che altri son più simili a una specie de bruti animali, altri ad un'altra: questi hanno del quadrupede, quelli del volatile, e forse hanno qualche vicinanza (la qual non voglio dire) per cui si son trovati quei che sono affetti a certe sorte di bestie. Or a la mente (che trovasi oppressa dalla material congionzione de l'anima) se fia lecito di alzarsi alla contemplazione d'un altro stato in cui l'anima può arrivare, potrà certo far differenza da questo a quello, e per il futuro spreggiar il presente. Come se una bestia avesse senso della differenza che è tra le sue condizioni e quelle de l'uomo, e l'ignobiltà del stato suo dalla nobiltà del stato umano, al quale non stimasse impossibile di poter pervenire; amarebbe più la morte che li donasse quel camino ed ispedizione, che la vita, quale l'intrattiene in quell'esser presente. Qua dunque, quando l'anima si lagna dicendo: O cani d'Atteon, viene introdotta come cosa che consta di potenze inferiori solamente, e da cui la mente è ribellata con aver menato seco il core, cioè gl'intieri affetti con tutto l'exercito de pensieri: là onde per apprension del stato presente ed ignoranza d'ogni altro stato, il quale non più lo stima essere, che da lei possa esser conosciuto, si lamenta de pensieri, li quali al tardi convertendosi a lei vegnono per tirarla su più tosto che a farsi ricettar da lei. E qua per la distrazione che patisce dal commune amore della materia e di cose intelligibili, si sente lacerare e sbranare di sorte che bisogna al fine di cedere a l'appulso più vigoroso e forte. Qua se per virtù di contemplazione ascende o è rapita sopra l'orizonte de gli affetti naturali, onde con più puro occhio apprenda la differenza de l'una e l'altra vita, allora vinta da gli alti pensieri, come morta al corpo, aspira ad alto; e benché viva nel corpo, vi vegeta come morta, e vi è presente in atto de animazione, ed absente in atto d'operazioni; non perché non vi operi mentre il corpo è vivo, ma perché l'operazioni del composto sono rimesse, fiacche e come dispenserate. Cicada Cossì un certo Teologo (che si disse rapito sin al terzo cielo), invaghito da la vista di quello, disse che desiderava la dissoluzione dal suo corpo. Tansillo In questo modo, dove prima si lamentava del core e querelavasi de pensieri, ora desidera d'alzarsi con quelli in alto, e mostra il rincrescimento suo per la communicazione e familiarità contratta con la materia corporale, e dice: Lasciami vita corporale, e non m'impacciar ch'io rimonti al mio più natio albergo, al mio sole: lasciami ormai che più non verse pianto da gli occhi miei, o perché mal posso soccorrerli, o perché rimagno divisa dal mio bene; lasciami, ché non è decente, né possibile che questi doi rivi scorrano senza il suo fonte, cioè senza il core: non bisogna, dico, che io faccia doi fiumi de lacrime qua basso, se il mio core, il quale è fonte de tai fiumi, se n'è volato ad alto con le sue ninfe, che son gli miei pensieri. Cossì a poco a poco, da quel disamore e rincrescimento procede a l'odio de cose inferiori; come quasi dimostra dicendo: Quand'il mio pondo greve converrà che natura mi disciolga? e quel che seguita appresso. Cicada Intendo molto bene questo, e quello che per questo volete inferire a proposito della principale intenzione: cioè che son gli gradi de gli amori, affezioni e furori, secondo gli gradi di maggior o minore lume di cognizione ed intelligenza. Tansillo Intendi bene. Da qua devi apprendere quella dottrina che comunmente, tolta da' pitagorici e platonici vuole che l'anima fa gli doi progressi d'ascenso e descenso per la cura ch'ha di sé e de la materia; per quel ch'è mossa dal proprio appetito del bene, e per quel ch'è spinta da la providenza del fato. Cicada Ma di grazia, dimmi brevemente quel che intendi de l'anima del mondo, se ella ancora non può ascendere né descendere? Tansillo Se tu dimandi del mondo secondo la volgar significazione, cioè in quanto significa l'universo, dico che quello, per essere infinito e senza dimensione o misura, viene a essere inmobile ed inanimato ed informe, quantunque sia luogo de mondi infiniti mobili in esso, ed abbia spacio infinito, dove son tanti animali grandi, che son chiamati astri. Se dimandi secondo la significazione che tiene appresso gli veri filosofi, cioè in quanto significa ogni globo, ogni astro, come è questa terra, il corpo del sole, luna ed altri, dico che tal anima non ascende né descende, ma si volta in circolo. Cossì essendo composta de potenze superiori ed inferiori, con le superiori versa circa la divinitade, con l'inferiori circa la mole la qual vien da essa vivificata e mantenuta intra gli tropici della generazione e corrozione de le cose viventi in essi mondi, servando la propria vita eternamente: perché l'atto della divina providenza sempre con misura ed ordine medesimo, con divino calore e lume le conserva nell'ordinario e medesimo essere. Cicada Mi basta aver udito questo a tal proposito. Tansillo Come dunque accade che queste anime particolari diversamente, secondo diversi gradi d'ascenso e descenso, vegnono affette quanto a gli abiti ed inclinazioni, cossì vegnono a mostrar diverse maniere ed ordini de furori, amori e sensi; non solamente nella scala de la natura, secondo gli ordini de diverse vite che prende l'anima in diversi corpi, come vogliono espressamente gli pitagorici, Saduchimi ed altri, ed implicitamente Platone ed alcuni che più profondano in esso; ma ancora nella scala de gli affetti umani, la quale è cossì numerosa de gradi, come la scala della natura; atteso che l'uomo in tutte le sue potenze mostra tutte le specie de lo ente. Cicada Però da le affezioni si possono conoscer gli animi, se vanno alto o basso, o se vegnono da alto o da basso, se procedeno ad esser bestie o pur ad essere divini, secondo lo essere specifico, come intesero gli pitagorici; o secondo la similitudine de gli affetti solamente, come comunmente si crede: non dovendo la anima umana posser essere anima di bruto, come ben disse Plotino, ed altri platonici secondo la sentenza del suo principe. Tansillo
Bene. Or per venire al proposito, da furor animale questa anima descritta
è promossa a furor eroico, se la dice: Quando averrà ch'a l'alto oggetto
mi sulleve, ed ivi dimore in compagnia del mio core e miei e suoi pulcini?
Questo medesimo proposito continova quando dice:
Cicada Cossì vogliono la più gran parte de sapienti la natura compiacersi in questa vicissitudinale circolazione che si vede ne la vertigine de la sua ruota. Fine
del quarto dialogo. |