Sigmund Freud IL SOGNO 1. Nell'era che potremmo chiamare prescientifica,
gli uomini non avevano difficoltà nel trovare una spiegazione del sogno.
Quando lo ricordavano, al risveglio, pareva loro una manifestazione
benigna o maligna di potenze superiori, demoniache e divine. Con l'affermarsi del pensiero naturalistico
tutta questa ingegnosa mitologia si trasformò in psicologia, e oggi
soltanto una minoranza delle persone colte mette in dubbio che il sogno
sia la PECULIARE OPERAZIONE PSICHICA del sognatore. Ma, respinta l'ipotesi mitologica, è diventata necessaria una spiegazione
del sogno. Le condizioni del suo sorgere, i suoi rapporti con la vita
psichica della veglia, il suo dipendere da stimoli che si spingono verso
la percezione durante il sonno, le numerose particolarità del suo contenuto
che ripugnano al pensiero vigile, l'incongruenza fra le sue immagini
rappresentative e gli affetti ad esse legati e, infine, la fugacità
del sogno, la maniera nella quale il pensiero vigile lo respinge come
estraneo, lo mutila o lo cancella nel ricordo, tutti questi problemi,
e altri ancora, pretendono da centinaia d'anni una soluzione soddisfacente,
che fino ad ora non si è potuta trovare. Al centro del nostro interesse
è però la domanda sul SIGNIFICATO del sogno, che ha in sé un doppio
aspetto. Innanzi tutto, questa domanda comprende il significato psichico
del sognare, la posizione del sogno rispetto ad altri processi psichici,
una sua eventuale funzione biologica; in secondo luogo, essa ha per
scopo il sapere se il sogno è INTERPRETABILE, se il singolo contenuto
onirico ha un "senso", COME QUELLO CHE noi ritroviamo di solito
in altre produzioni psichiche. Nella valutazione del sogno si possono osservare tre correnti principali.
La prima, che rappresenta per così dire l'eco dell'antica sopravvalutazione,
si trova espressa in alcuni filosofi, per i quali alla base della vita
onirica c'è uno stato particolare dell'attività psichica, che essi addirittura
esaltano come un'innalzarsi a una più alta dignità. Così per esempio
nel giudizio di Schubert, il sogno è una liberazione dello spirito dal
potere della natura esterna, un districarsi dell'anima dalle catene
dei sensi. Altri pensatori non si spingono tanto avanti, ma tengono
fermo il principio che i sogni nascono da impulsi soprattutto psichici
e rappresentano l'espressione di forze psichiche, che durante il giorno
sono impedite nel loro libero dispiegamento (le forze della fantasia
onirica di Scherner e Volkelt). Un gran numero di osservatori concede
alla vita onirica una capacità di prestazioni superiori, per lo meno
in alcuni settori (memoria). In
netto contrasto con questa prima corrente, la maggioranza degli studiosi
medici difende una concezione che a malapena concede al sogno il valore
di fenomeno psichico. Suscitatori del sogno sono, per questi autori,
esclusivamente gli stimoli sensori o corporei, che colpiscono dall'esterno
il sognatore o che si svegliano casualmente nei suoi organi interni.
Quello che si è sognato non ha dunque maggior diritto a un senso e a
un significato di quanto ne abbia per esempio la successione di suoni
prodotta dalle "dieci dita di una persona completamente ignara
di musica che scorrono sulla tastiera di uno strumento". Il sogno
deve essere appunto riconosciuto come "un processo corporeo inutile
in ogni caso, e in molti casi patologico" (Binz). Tutte le caratteristiche
della vita onirica si spiegano con un lavoro non coordinato, indotto
da stimoli fisiologici in singoli organi o gruppi cellulari del cervello
già immerso nel sonno. Pochissimo influenzata da questo giudizio
della scienza, e incurante delle fonti del sogno, l'opinione popolare
sembra ferma alla credenza che nonostante tutto il sogno ha un senso,
e questo senso è in rapporto con l'annuncio del futuro, e potrà essere
ricavato con qualche procedimento d'interpretazione dal suo contenuto
spesso confuso ed enigmatico. I metodi di interpretazione finora applicati
consistono nella sostituzione del contenuto onirico ricordato con un
altro: sostituzione sia pezzo per pezzo, seguendo UNA CHIAVE FISSA,
sia del sogno nel suo complesso con un altro complesso, con il quale
il primo ha un rapporto SIMBOLICO. La gente seria ride di queste fatiche:
"Il sogno è menzogna".
2. Un giorno, con mia grande sorpresa, ho scoperto
che non la concezione medica del sogno, ma quella profana, per metà
ancora in balìa della superstizione, si avvicina alla verità. Sono infatti
arrivato a nuove conclusioni sul sogno applicando ad esso un nuovo metodo
di indagine psicologica, che mi ha dato ottimi risultati nella soluzione
delle fobie, delle ossessioni, dei deliri e così via, e che in seguito
è stato accettato col nome di "psicoanalisi" da tutta una
scuola di ricercatori. Le numerose analogie della vita onirica con le
più diverse condizioni di malattia mentale nella veglia erano già state
giustamente notate da numerosi studiosi medici. Un metodo d'indagine
che aveva trovato conferma nel caso delle formazioni psicopatologiche,
sembrava quindi a priori promettente anche per la spiegazione del sogno.
Le idee fobiche e ossessive sono estranee alla coscienza normale quanto
i sogni alla coscienza vigile; la loro origine è sconosciuta alla coscienza
quanto quella dei sogni. Nel caso di queste formazioni psicopatologiche,
è un interesse pratico quello che ci ha spinti a stabilirne l'origine
e la maniera di svilupparsi, perché l'esperienza ci ha mostrato che
la scoperta dei percorsi ideativi nascosti alla coscienza, attraverso
i quali le idee morbose si legano al restante contenuto psichico, equivale
a una liquidazione di questi sintomi e ha per conseguenza l'assoggettamento
dell'idea fino ad allora incoercibile. Il procedimento di cui mi servo
per la soluzione del sogno è dunque nato dalla psicoterapia. Esso può essere facilmente descritto, nonostante che la sua attuazione
richieda addestramento ed esercizio. Dovendolo applicare a un altro,
per esempio un malato con rappresentazione fobica, lo si invita a rivolgere
la sua attenzione all'idea in questione, non per almanaccarci su, come
ha già fatto tante volte, ma per rendersi conto con chiarezza - senza
eccezione alcuna - di tutto quello che gli viene in mente a proposito
di quell'idea, comunicandolo al medico. L'affermazione, che a volte
si presenta, secondo cui l'attenzione non riesce a cogliere niente,
viene respinta con l'energica assicurazione che una simile assenza di
contenuto rappresentativo è assolutamente impossibile. In realtà, molto
presto emergono numerosi pensieri, ai quali altri si legano, regolarmente
preceduti però dal giudizio dell'autosservatore che si tratta di pensieri
assurdi, o insignificanti, senza riferimento col punto in questione,
pensieri che gli sono venuti in mente per caso e senza collegamento
col tema propostogli. Si nota subito che è proprio questa critica a
impedire che tutti questi pensieri incidentali vengano comunicati, anzi
a impedirne già prima l'accesso alla coscienza. Se si riesce a far desistere
il soggetto da una simile critica nei confronti dei suoi pensieri e
a procedere oltre nelle serie d'idee che gli si offrono quando tiene
fissa l'attenzione, si ottiene un materiale psichico che ben presto
si riunisce all'idea morbosa assunta come tema, ne rivela i legami con
altre idee e a poco a poco permette di sostituire all'idea morbosa una
nuova idea, che s'inserisce in modo comprensibile nel contesto psichico. Non è questa la sede per trattare esaurientemente i presupposti sui
quali si basa quest'esperimento e le conseguenze che si possono trarre
dalla sua costante riuscita. Valga dunque l'affermazione che per ogni
idea morbosa si ottiene un materiale che basta alla soluzione della
stessa, purché si rivolga l'attenzione alle associazioni "non volute",
"che disturbano la nostra riflessione", alle associazioni
già scartate dalla critica come residuo senza valore. Applicando il
metodo a sé stessi, un ottimo aiuto nell'indagine ci è dato dallo scrivere
immediatamente quei pensieri incidentali, che all'inizio ci sembrano
incomprensibili. Voglio ora mostrare che cosa si può ottenere se si applica questo
metodo d'indagine al sogno. Qualunque esempio di sogno dovrebbe poter
ugualmente servire a questo scopo; per precisi motivi scelgo però un
sogno personale, che nel ricordo sembra confuso e senza senso e si fa
prediligere per la sua brevità. Forse proprio il sogno che ebbi la notte
scorsa soddisfa queste esigenze. Eccone il contenuto, com'è stato fissato
immediatamente dopo il risveglio: "Una compagnia, tavola o 'table d'hôte'...
si mangiano spinaci... La
signora E. L. siede vicino a me, si gira tutta verso di me e mi mette
confidenzialmente la mano sul ginocchio. Io allontano la mano, schermendomi.
Allora la signora dice: 'Lei però ha sempre avuto occhi tanto belli'...
Vedo quindi confusamente qualche cosa come due occhi, disegnati, o come
il contorno di una lente d'occhiali...". Questo è tutto il sogno, o perlomeno tutto quello che ne ricordo. Mi
sembra oscuro e senza senso, ma soprattutto strano. La signora E. L.
è una persona con la quale raramente ho intrattenuto rapporti amichevoli
e, per quello che ne so, non ne ho mai desiderato di più cordiali. Non
l'ho vista da molto tempo e non mi pare di averne sentito parlare nei
giorni scorsi. Lo svolgimento del sogno non è stato accompagnato da
alcun affetto. Il
fatto di riflettere sul sogno non mi permette di capirlo meglio. Ora
però annoterò - senza premeditazione, acriticamente - i pensieri che
si presentano alla mia autoosservazione. Osservo subito che è conveniente
scomporre il sogno nei suoi elementi e ricercare per ogni frammento
le associazioni che vi si collegano. Compagnia, tavola o "table d'hôte": vi si collega subito
il ricordo del piccolo episodio che ha concluso la serata di ieri. Mi
ero allontanato da una piccola brigata insieme a un amico che si offrì
di prendere una carrozza per riportarmi a casa. "Ne preferisco
una col tassametro - mi disse, - ci tiene occupati così gradevolmente;
si ha sempre qualcosa da guardare". Quando fummo seduti in carrozza
e il vetturino mise in funzione il tassametro, facendo apparire i primi
sessanta centesimi, continuai il suo scherzo: "Siamo appena saliti
e già gli dobbiamo sessanta centesimi. La carrozza a tassametro mi ricorda
sempre la 'table d'hôte'. Mi rende avaro e interessato, perché mi ricorda
continuamente il mio debito. Mi sembra che aumenti troppo in fretta
e ho paura di rimetterci, proprio come alla 'table d'hôte' non riesco
a evitare il comico timore di ricevere troppo poco, di dover badare
al mio interesse". Con un riferimento un po' forzato, citai i versi: Ihr führt ins Leben
uns hinein, Ihr lasst den Armen schuldig werden
[1]
. Un secondo spunto per "table d'hôte".
Qualche settimana fa, in una località di villeggiatura del Tirolo, mentre
ero al tavolo del ristorante, m'irritai fortemente con la mia cara moglie,
che secondo me non era abbastanza riservata nei confronti di alcuni
vicini, con i quali non volevo assolutamente stringere rapporti. La pregai di occuparsi di me, anziché di
estranei. Anche in questo caso, è come se io ci avessi rimesso alla
"table d'hôte". Ora mi colpisce il contrasto fra il comportamento
di mia moglie quel giorno a tavola e quello della signora E. L. nel
sogno, che "si gira tutta verso di me". Ancora: noto ora che il sogno è la riproduzione di una scenetta che
si svolse in modo perfettamente simile fra me e mia moglie, al tempo
del nostro fidanzamento segreto. Il gesto di tenerezza sotto il tavolo
era la risposta a una lettera di richiesta ufficiale. Nel sogno però mia moglie è sostituita dalla
signora E. L., che mi è estranea. Questa signora è la figlia di un uomo al
quale sono stato DEBITORE DI DENARO! Non posso fare a meno di notare
che qui si svela una connessione inaspettata tra i frammenti del contenuto
onirico e le mie associazioni. Seguendo la catena associativa, che parte
da un elemento del contenuto onirico, si viene subito riportati a un
altro elemento dello stesso contenuto. I miei pensieri sul sogno stabiliscono
collegamenti che nel sogno stesso non erano visibili. Quando qualcuno si aspetta che qualcun altro
si prenda cura dei suoi interessi, senza trovarci personale guadagno,
non si usa forse chiedere sarcasticamente a questo inesperto delle cose
del mondo: "Crede dunque che questo o quello accada per i suoi
BEGLI OCCHI?" Quindi il discorso della signora E. L. nel sogno:
"Lei ha sempre avuto occhi tanto belli" non significa altro
che: "La gente le ha sempre fatto tutto per favore; Lei ha sempre
avuto tutto per NIENTE." Naturalmente è vero il contrario. Ho pagato decisamente caro tutto quello che
di buono mi è venuto dagli altri. Devo perciò essere stato colpito dal
fatto che ieri ho avuto gratis la carrozza con cui il mio amico mi ha
portato a casa. Del resto, l'amico del quale siamo stati
ospiti ieri mi ha spesso reso suo debitore. Proprio poco tempo fa mi
sono lasciato sfuggire l'occasione di ripagarlo. Egli ha un unico mio
regalo, una coppa antica, nella cui circonferenza sono dipinti degli
occhi: è quello che è chiamato un "occhiale" contro il malocchio.
Del resto è un oculista. Sempre ieri sera, gli ho chiesto notizie di
una paziente, che gli ho inviato perché le prescrivesse delle lenti. Osservo che quasi tutti i frammenti del contenuto
onirico vengono ora a trovarsi raccolti in una nuova connessione. Procedendo
in modo conseguente, potrei però domandarmi perché nel sogno vengono
serviti proprio spinaci. Perché gli spinaci ricordano una scenetta capitata
qualche tempo fa a casa nostra durante il pranzo, quando uno dei bambini
- proprio quello di cui si possono vantare i begli occhi - rifiutò di
mangiare spinaci. Anch'io da bambino mi comportavo così; per molto tempo
gli spinaci mi ripugnarono, finché più tardi i miei gusti cambiarono
e questa verdura diventò un mio piatto preferito. L'accenno a questa
pietanza stabilisce dunque un accostamento tra la mia giovinezza e quella
del mio bambino. "Accontentati di avere degli spinaci - aveva detto
la mamma al piccolo buongustaio, - ci sono bambini che sarebbero molto
felici di averne". In questo modo mi si ricordano le cure dei genitori
per i figli. Le parole di Goethe: "Ihr führt ins
Leben uns hinein, Ihr lasst den Armen schuldig werden." acquistano
in questo contesto un nuovo significato. Mi fermerò qui, per dare uno sguardo d'insieme
ai risultati finora ottenuti dall'analisi del sogno. Seguendo le associazioni
che si congiungono ai singoli elementi onirici, staccati dal loro contesto,
sono arrivato a una serie di pensieri e ricordi, nei quali devo riconoscere
espressioni di grande valore della mia vita psichica. Questo materiale,
ritrovato per mezzo dell'analisi, è in intima relazione col contenuto
del sogno; tuttavia questa relazione è tale, che mai avrei potuto ricavare
da quel contenuto il materiale nuovo che è stato rintracciato. Il sogno
era privo di affetti, sconnesso, incomprensibile; mentre sviluppo i
pensieri che stanno dietro di esso, sento moti affettivi intensi e ben
fondati; i pensieri stessi si saldano d'incanto in catene logicamente
congiunte, nelle quali precise rappresentazioni figurano ripetutamente
come elementi centrali. Nel nostro esempio, queste rappresentazioni
che non appaiono nel sogno sono la contrapposizione fra interessato
e disinteressato e gli elementi: esser debitore e agire gratuitamente.
Nella trama che si svela all'analisi, io potrei tirare più fortemente
i fili e far quindi vedere che essi convergono in un solo nodo; ma considerazioni
di ordine non scientifico, ma privato, mi impediscono di rendere pubblico
questo lavoro. Dopo essermi reso pienamente conto, procedendo verso
la soluzione, di quello che io stesso riconosco malvolentieri, dovrei
rendere palesi troppe cose, che è meglio rimangano un mio segreto. Ma
perché non ho preferito scegliere un altro sogno, la cui analisi meglio
si prestasse alla comunicazione, in modo da poter dare una migliore
dimostrazione del senso e della coerenza del materiale rinvenuto? La
risposta è: perché ogni sogno di cui mi volessi occupare mi porterebbe
alle stesse cose, difficili da comunicare, e mi metterebbe nella stessa
necessità di discrezione. Né riuscirei a evitare questa difficoltà sottoponendo
ad analisi il sogno di un'altra persona, a meno che le circostanze non
mi consentissero di lasciar cadere ogni velo, senza danno per colui
che mi si è affidato. La concezione che mi si impone fin da questo
momento è che il sogno sia una specie di sostituto di quelle serie d'idee,
cariche di affetto e di significato, alle quali sono arrivato con un'analisi
completa. Non conosco ancora il processo che ha fatto nascere il sogno
da questi pensieri, ma mi rendo conto che è sbagliato concepirlo come
un processo semplicemente somatico, privo di significato psichico, che
nascerebbe dall'attività isolata di singoli gruppi di cellule cerebrali
che si svegliano dal sonno. Voglio ancora notare due cose: il contenuto
del sogno è molto più breve dei pensieri di cui io lo dichiaro sostituto,
e l'analisi ha svelato, come istigatore del sogno, un avvenimento insignificante
della sera precedente. Naturalmente, non trarrei una conclusione di tanto vasta portata
se avessi sotto gli occhi un'unica analisi di sogno. Dal momento però
che l'esperienza mi ha insegnato che, inseguendo acriticamente le associazioni,
posso arrivare da ogni sogno a un'analoga catena di pensieri, fra i
quali ricorrono gli elementi del sogno e che sono uniti tra loro in
modo corretto e sensato, si potrà di certo lasciar cadere la minima
probabilità che le connessioni osservate una volta siano casuali. Mi
ritengo perciò autorizzato a fissare il nuovo punto di vista con qualche
definizione. Contrappongo il sogno, come mi si presenta nel ricordo,
al materiale ad esso corrispondente trovato con l'analisi, e chiamo
il primo contenuto onirico manifesto, il secondo - per ora senza altre
suddivisioni - contenuto onirico latente. Mi trovo quindi di fronte
a due nuovi problemi, fino ad ora non formulati: 1) qual è il processo
psichico che ha tradotto il contenuto onirico latente nel contenuto
manifesto, come mi è noto dal ricordo; 2) qual è, o quali sono, i motivi,
che hanno richiesto una simile traduzione. Chiamerò lavoro onirico il
processo di trasformazione del contenuto latente in contenuto manifesto.
Il corrispettivo di questo lavoro, che opera la trasformazione inversa,
lo conosco già: è il lavoro d'analisi. Gli altri problemi del sogno,
gli interrogativi su che cosa susciti il sogno, l'origine del materiale
onirico, l'eventuale significato del sogno e funzione del sognare, i
motivi dell'oblio dei sogni, non li esaminerò partendo dal contenuto
manifesto, ma dal contenuto latente che è stato ora raggiunto. E poiché
attribuisco tutte le contraddittorie ed erronee dichiarazioni sulla
vita onirica esistenti in letteratura all'ignoranza del contenuto latente,
che è rivelabile solo con l'analisi, cercherò d'ora in poi di evitare
con la massima attenzione uno scambio fra contenuto manifesto e pensieri
onirici latenti. 3. La trasformazione dei pensieri onirici latenti
in contenuto manifesto richiede tutta la nostra attenzione, trattandosi
del primo esempio fino ad ora conosciuto di trasposizione di un materiale
psichico da una forma espressiva a un'altra, da una forma espressiva
che ci è immediatamente intelligibile a un'altra, alla cui intelligenza
possiamo arrivare soltanto con perizia e fatica, per quanto anch'essa
debba essere riconosciuta come opera della nostra attività psichica.
Rispetto ai rapporti fra contenuto latente e contenuto manifesto, i
sogni possono essere raggruppati in tre categorie. Innanzi tutto possiamo
distinguere sogni sensati e intelligibili insieme, sogni cioè che si
inseriscono nella nostra vita psichica senza nessuna difficoltà. Sogni
di questo tipo sono numerosi; per la maggior parte brevi, ci sembrano
in generale scarsamente significativi, perché manca loro tutto quello
che provoca stupore o meraviglia. La loro esistenza è tra l'altro un
solido argomento contro la teoria che fa nascere il sogno dall'attività
isolata di singoli gruppi di cellule cerebrali; manca in essi ogni indizio
di riduzione o smembramento dell'attività psichica, eppure non solleviamo
mai obiezioni circa il loro carattere di sogni e non li scambiamo per
prodotti della veglia. Un secondo gruppo è rappresentato dai sogni che
per la verità sono coerenti in sé stessi e hanno un chiaro significato,
ma che sorprendono, perché non sappiamo collocare questo significato
nella nostra vita psichica. Può esserne un esempio quando si sogna che
un caro parente è morto di peste, mentre non abbiamo alcun motivo di
aspettarci, temere o supporre un simile evento, e ci chiediamo stupiti:
"Ma come mi è venuta quest'idea?". Al terzo gruppo appartengono infine quei
sogni ai quali mancano nello stesso tempo significato e intelligibilità,
i sogni che ci sembrano incoerenti, confusi e privi di senso. La grande
maggioranza dei prodotti del nostro sognare presenta questi caratteri,
che sono responsabili sia della scarsa importanza attribuita ai sogni
sia della teoria medica fondata su un'attività psichica ridotta. Soprattutto
nelle composizioni oniriche più lunghe e complesse, è difficile che
manchino i più chiari segni dell'incoerenza. La contrapposizione fra contenuto onirico
manifesto e contenuto latente ha evidentemente senso solo per i sogni
della seconda e, più particolarmente, della terza categoria. E' qui
che si presentano gli enigmi, che svaniscono solo quando si sostituisce
al sogno manifesto il contenuto ideativo latente, ed è su un esempio
di questo genere, su un sogno confuso e inintelligibile, che abbiamo
effettuato l'analisi precedente. Contro la nostra aspettativa, abbiamo
però incontrato delle ragioni che ci hanno impedito di acquistare una
conoscenza completa del pensiero onirico latente, e il ripetersi di
una simile esperienza ci ha indotto a ipotizzare che tra il contenuto
inintelligibile e confuso del sogno e la difficoltà riscontrata nella
comunicazione dei pensieri del sogno esista un'intima e regolare correlazione. Prima di analizzare la natura di questa correlazione,
ci servirà rivolgere la nostra attenzione ai sogni più facilmente intelligibili
della prima categoria, nei quali vi è coincidenza tra contenuto manifesto
e contenuto latente, nei quali dunque sembra essere stato risparmiato
il lavoro onirico. L'esame di questi sogni è opportuno anche
da un altro punto di vista. I sogni dei bambini sono precisamente di
questo tipo, cioè sensati e nient'affatto strani, e questo, sia detto
di passaggio, costituisce una nuova obiezione alla tesi che riconduce
il sogno a un'attività cerebrale dissociata nel sonno, perché, se una
simile riduzione delle funzioni psichiche corrispondesse nell'adulto
ai caratteri dello stato onirico, come mai non si osserva nei bambini?
Dobbiamo invece aspettarci che la spiegazione dei processi psichici
del bambino, nel quale essi sono forse, in sostanza, semplificati, dimostri
di essere un preambolo indispensabile alla psicologia dell'adulto. Comunicherò dunque alcuni esempi di sogni
di bambini da me raccolti. Una bambina di 19 mesi viene tenuta digiuna
per un giorno, perché la mattina ha vomitato; ha fatto secondo quanto
afferma la bambinaia, un'indigestione di fragole. La notte successiva
a questo giorno di fame, la si sente pronunciare nel sonno il proprio
nome e aggiungere: "F(r)agole, f(r)agoloni, uovo, pappa."
Sogna dunque di mangiare e sceglie per proprio menù appunto quello che
nel prossimo futuro ha paura che le verrà dato in misura ridotta. In modo simile sogna un godimento negato
un bambino di 22 mesi, che il giorno prima ha dovuto offrire in regalo
allo zio un cestino di ciliegie fresche, che naturalmente ha potuto
solo assaggiare. Si sveglia con la lieta notizia: "He(r)mann mangiato
tutte ciliegie." Una bambina di 3 anni e 3 mesi ha fatto durante
il giorno una gita sul lago, che per lei non è stata abbastanza lunga,
tanto che scoppia a piangere al momento di scendere a riva. Il mattino
dopo racconta che nella notte è stata sul lago, continuando così la
gita diurna. Un bambino di 5 anni e 3 mesi si dimostra
poco soddisfatto di una passeggiata a piedi nella regione del Dachstein;
in seguito rifiuta di fare la strada fino alla cascata. Il suo comportamento
viene attribuito a stanchezza, ma diventa chiaro la mattina dopo, quando
racconta il suo sogno, nel quale è salito sul Dachstein. Evidentemente egli si aspettava che meta
della gita fosse l'ascensione del Dachstein e si era dispiaciuto di
non vedere il monte desiderato. Nel sogno si rifà di quello che il giorno
non gli ha dato. In
modo assolutamente simile si svolge il sogno di una bambina di 6 anni,
il cui padre ha interrotto una passeggiata prima di arrivare alla meta,
perché si è fatto tardi. Nel ritorno le càpita sotto gli occhi un cartello
indicatore che si riferisce a un'altra escursione e il padre le promette
di portarla un'altra volta anche lì. Il mattino dopo accoglie il padre
annunciandogli di aver sognato che sono stati insieme in tutti e due
i posti. L'elemento comune di questi sogni di bambini
è evidente. Tutti esaudiscono desideri che sono nati durante il giorno
e sono rimasti insoddisfatti. Sono semplici e chiari appagamenti di
desiderio. Nient'altro che un appagamento di desiderio
è anche il seguente sogno d'infanzia, a prima vista non completamente
intelligibile. Una bambina di non ancora 4 anni viene portata
dalla campagna in città per una forma di poliomielite e pernotta presso
una zia senza bambini, in un letto normale, che per lei naturalmente
è troppo grande. Il mattino dopo racconta di aver sognato che il letto
era troppo piccolo per lei, tanto che non ci stava dentro. La soluzione del sogno come sogno di desiderio
si ottiene facilmente, quando si ricordi che l'"essere grande"
costituisce un desiderio, spesso esplicito, dei bambini. La grandezza
del letto ricorda alla piccola spaccona, in modo anche troppo energico,
la sua piccolezza, e perciò nel sogno ella corregge la relazione che
le dispiace e diventa tanto grande che il gran letto è ancora troppo
piccolo per lei. Anche quando il contenuto dei sogni dell'età
infantile si complica e si affina, la tesi dell'appagamento di desiderio
risulta sempre evidente. Un fanciullo di 8 anni sogna di essere con
Achille su un carro da guerra guidato da Diomede. Si dimostra che il
giorno prima si è immerso nella lettura delle storie degli eroi greci
ed è facile costatare che egli ha preso questi eroi a modello, rammaricandosi
di non poter vivere nella loro epoca. Da questa piccola raccolta risulta indubbiamente
un secondo carattere dei sogni dell'età infantile, cioè la loro connessione
con la vita diurna. I desideri che trovano in essi appagamento sono
residui del giorno, di solito del giorno prima, e nel pensiero vigile
erano dotati di un'intensa tonalità emotiva. Gli elementi inessenziali
e indifferenti, o che così sembrano al bambino, non vengono accolti
nel contenuto onirico. Anche negli adulti si possono trovare numerosi
esempi di simili sogni di tipo infantile; ma questi, come si è detto,
sono in genere di contenuto scarno. Così una serie di persone risponde
regolarmente a uno stimolo di sete notturno col sogno di bere, che mira
dunque a eliminare lo stimolo e a prolungare il sonno. In alcuni individui
questi sogni di comodità si presentano spesso prima del risveglio, quando
si fa loro incontro l'esigenza di alzarsi. Allora sognano che sono già
alzati, che sono al lavabo o che si trovano già a scuola, in ufficio
e così via, nel posto in cui dovrebbero essere a una data ora. Non è
raro sognare, la notte prima di un viaggio progettato, di trovarsi già
nel luogo di destinazione; prima di una rappresentazione teatrale, di
una riunione mondana, non è insolito che il sogno anticipi - come per
impazienza - il divertimento aspettato. Altre volte il sogno esprime
l'appagamento di desiderio in modo un po' più indiretto; per riconoscerlo,
bisogna istituire prima una relazione, una deduzione, insomma l'inizio
di un lavoro interpretativo. Così per esempio nel caso di un uomo il
quale mi racconta che la sua giovane moglie ha sognato di iniziare il
ciclo mestruale. Debbo pensare che la giovane signora prevede una gravidanza,
nel caso le venga a mancare il ciclo. Il messaggio del sogno è dunque
un annuncio di gravidanza e il suo significato è quello di mostrare
appagato il desiderio che la gravidanza possa tardare ancora per un
po'. In condizioni eccezionali, estreme, questi sogni di tipo infantile
diventano particolarmente frequenti. Il capo di una spedizione polare
racconta per esempio che i suoi uomini, costretti a svernare fra i ghiacci,
con vitto monotono e razioni scarse, sognavano regolarmente come bambini
di avere pasti abbondanti e montagne di tabacco e di trovarsi a casa. Non è affatto raro che in un sogno piuttosto
lungo, complesso e nell'insieme confuso, risalti un frammento particolarmente
chiaro, che contiene un indubbio appagamento di desiderio, ma che è
saldato ad altro materiale inintelligibile. Provando ripetutamente ad
analizzare anche quei sogni di adulti che sono apparentemente chiarissimi,
si nota con meraviglia che raramente essi sono semplici come i sogni
dei bambini e che, per esempio, dietro un determinato appagamento di
desiderio nascondono anche un altro significato. Certo, avremmo ora una semplice e soddisfacente
soluzione dell'enigma del sogno se il lavoro d'analisi ci consentisse
di riportare anche i sogni assurdi e confusi degli adulti al tipo infantile
di appagamento di un desiderio, intensamente provato, del giorno prima.
L'apparenza non depone certo a favore di questa supposizione. I sogni
sono in genere pieni del materiale più indifferente ed eterogeneo, e
nel loro contenuto non c'è traccia di appagamento di desiderio. Tuttavia prima di abbandonare i sogni dell'età
infantile, che sono chiare realizzazioni di desiderio, non voglio perdere
l'occasione di accennare a un carattere fondamentale del sogno, che
è stato notato da tempo e che emerge più chiaro proprio in questo gruppo. Posso sostituire a ognuno di questi sogni
un'espressione di desiderio: "Ah, fosse durata più a lungo la gita
sul lago!". "Fossi già lavato e vestito". "Avessi
potuto tenere le ciliegie, invece di darle allo zio!". Ma il sogno
dà più di questo ottativo. Esso mostra il desiderio come già appagato,
raffigura questo appagamento come reale e presente, e il materiale della
raffigurazione onirica consiste prevalentemente - anche se non esclusivamente
- in situazioni, in immagini sensoriali in genere visive. Anche in questo
gruppo non manca dunque del tutto una specie di trasformazione, che
è lecito definire lavoro onirico: un pensiero formulato nel modo ottativo
viene sostituito dalla contemplazione di una serie d'immagini date nel
tempo presente. 4. Saremo tentati di ipotizzare che una trasposizione
simile in elementi figurativi ci fosse anche nei sogni confusi, anche
se non possiamo sapere se anche in questo caso essi si riferissero a
un ottativo. L'esempio di sogno comunicato all'inizio, nella cui analisi
ci siamo in parte addentrati, giustifica in due punti, per la verità,
una simile supposizione. Nell'analisi avviene che, a tavola, mia moglie
si intrattenga con altri, il che suscita in me una sensazione spiacevole;
nel sogno è contenuto esattamente il contrario: la persona che sostituisce
mia moglie si gira tutta dalla mia parte. Ma a quale desiderio può offrire
migliore spunto un episodio spiacevole, se non a quello che sia accaduto
il contrario, come si verifica appunto nel sogno? L'amaro pensiero che
non ho avuto niente per niente viene a trovarsi nell'analisi in un rapporto
del tutto analogo con il discorso della donna nel sogno: "Lei ha
sempre avuto occhi tanto belli". Una parte dei contrasti esistenti
fra contenuto manifesto e contenuto latente potrebbe dunque ricondursi
a un appagamento di desiderio. Più evidente è invece un'altra operazione
del lavoro onirico, per mezzo della quale si realizzano i sogni incoerenti.
Se si confronta, in base a un esempio qualsiasi, il numero degli elementi
della rappresentazione o la lunghezza della stesura, da un lato nel
sogno, e dall'altro nei pensieri onirici ai quali porta l'analisi e
dei quali si ritrova una traccia nel sogno, non possiamo negare che
il lavoro onirico abbia compiuto una grandiosa concentrazione o condensazione.
In un primo tempo non è possibile farsi un'idea delle proporzioni di
questa condensazione; essa però tanto più colpisce, quanto più si approfondisce
l'analisi del sogno. Non troviamo allora nessun elemento del contenuto
onirico dal quale i fili associativi non si diramino in due o più direzioni,
nessuna situazione che non sia composta di due o più impressioni e vicende.
Una volta per esempio sognai una specie di
piscina, dove i bagnanti si separavano all'improvviso correndo in tutte
le direzioni; sull'orlo della piscina c'era una persona, china su un
bagnante come per tirarlo fuori dall'acqua. La situazione contemplata
scaturiva unitamente dal ricordo di un episodio della pubertà e da due
quadri, uno dei quali avevo visto poco prima del sogno. I due quadri
erano quello rappresentante la sorpresa al bagno nel ciclo della "Melusina"
di Schwind (confronta i bagnanti che si separano l'uno dall'altro) e
un "Diluvio universale" di maestro italiano. Il piccolo episodio
era invece questo: avevo potuto notare, alla lezione di nuoto, come
il bagnino aiutasse a uscire dall'acqua una signora che vi si era attardata
fino al turno dei signori. La situazione nell'esempio (della "table
d'hôte") scelto per l'analisi mi porta nel corso di questa a una
piccola serie di ricordi, ognuno dei quali ha contribuito in qualche
modo al contenuto del sogno. Per prima viene la scenetta del tempo in
cui feci la mia domanda di matrimonio, di cui ho già parlato; una stretta
di mano sotto il tavolo, avvenuta allora, ha fornito al sogno il particolare
"sotto il tavolo", che devo a posteriori attribuire al ricordo.
Naturalmente, allora non si trattava affatto di "volgersi verso
di me"; dall'analisi so che questo elemento è l'appagamento per
contrasto di un desiderio, e si riferisce al comportamento di mia moglie
alla "table d'hôte". Ma dietro questo ricordo recente si nasconde
una scena assolutamente simile e molto più importante del periodo del
nostro fidanzamento, che ci separò per un'intera giornata. L'atto confidenziale
del mettere la mano sul ginocchio si riferisce a una circostanza completamente
diversa e a altre persone. Questo elemento onirico ridiventa a sua volta
punto di partenza di due serie particolari di ricordi e così via. Il materiale, tratto dai pensieri onirici,
che viene accostato per formare la situazione del sogno, deve essere
naturalmente adatto a quest'uso fin dall'inizio. Si rende perciò necessario
un elemento comune - o più di un elemento comune - in tutte le componenti.
Il lavoro onirico procede quindi come Francis Galton nella preparazione
delle sue fotografie di famiglia. Esso fa coincidere le varie componenti,
sovrapponendole le une alle altre; allora nel quadro generale l'elemento
comune risalta distintamente, mentre i particolari contrastanti quasi
si cancellano a vicenda. Questo processo creativo spiega anche, in parte,
le incerte e singolarmente confuse determinazioni di tanti elementi
del contenuto onirico. In base a queste considerazioni, l'interpretazione
del sogno esprime la regola seguente: là dove, nell'analisi, è ancora
possibile risolvere un'indeterminatezza con un "o-o", questa
deve essere sostituita, nell'interpretazione, da un "e", e
ogni termine dell'alternativa apparente deve essere preso come punto
di partenza autonomo di una serie associativa. Quando simili elementi comuni tra i pensieri
del sogno non esistono, il lavoro onirico si sforza di crearli, per
rendere possibile la raffigurazione comune nel sogno. La via più comoda
per riavvicinare due pensieri onirici che non hanno niente in comune
è quella di modificare l'espressione linguistica dell'uno, in modo che
pure l'altro corrispondentemente trasformato possa farglisi incontro
in un'espressione diversa. E' un procedimento analogo a quello della
rima, nel quale l'identità fonetica sostituisce la comunanza ricercata.
Buona parte del lavoro onirico consiste nella creazione di simili pensieri
di transizione, che sembrano spesso molto spiritosi, ma anche forzati,
e che formano un ponte, da una parte tra la raffigurazione in comune
nel contenuto onirico manifesto, e, dall'altra, i pensieri onirici,
diversi per forma e natura, provocati dagli spunti reali del sogno.
Anche nell'analisi del nostro esempio mi imbatto in un caso di questo
tipo, la trasformazione di un pensiero allo scopo di farlo incontrare
con un altro che gli è estraneo. Continuando l'analisi, arrivo infatti
al pensiero: "Anch'io vorrei avere una volta qualche cosa per niente";
ma questa forma non è utilizzabile dal contenuto onirico. Viene così
sostituita da una nuova forma: Mi piacerebbe godere qualcosa senza subirne
il costo (Kosten)
[2]
. La parola "Kosten", nel suo secondo
significato, si accorda ora alla cerchia rappresentativa della "table
d'hôte" e può trovare la sua immagine negli spinaci serviti nel
sogno. Quando a casa nostra arriva in tavola una pietanza che i bambini
rifiutano, la mamma li prende prima con le buone e poi esige: "Soltanto
un piccolo assaggio (kosten)." Che il lavoro onirico sfrutti senza
nessuna esitazione l'ambiguità delle parole pare strano, è vero, ma
l'aumentare dell'esperienza dimostrerà che si tratta di un avvenimento
assolutamente abituale. Il lavoro di condensazione spiega anche alcune
componenti del contenuto onirico, che gli sono proprie e non si ritrovano
nella rappresentazione vigile. Sono componenti di questo tipo le persone
composite e miste, nonché le strane formazioni miste, paragonabili agli
animali composti della fantasia popolare orientale; queste però sono
ormai cristallizzate come unità nel nostro pensiero, mentre nuove composizioni
oniriche nascono in continuazione, con una ricchezza inesauribile. Ognuno
conosce simili composizioni dai propri sogni. I loro modi di prodursi
sono numerosi. Posso comporre una persona, dandole i tratti
di due persone, oppure dandole la figura di una persona e pensando in
sogno al nome di un'altra, oppure posso rappresentare visivamente una
determinata persona, trasportandola però in una situazione che è accaduta
con un'altra. In tutti questi casi la contrazione di persone diverse
in una sola persona, che le sostituisce nel contenuto onirico, è significativa,
sta a significare un "e", un "così come", una equiparazione
delle persone originali sotto uno specifico aspetto, che può essere
accennato anche nel sogno stesso. In genere però questa comunanza delle
persone fuse tra loro è rintracciabile solo attraverso l'analisi e viene
appunto accennata nel contenuto del sogno solo con la formazione della
persona composita. La stessa varietà di modi di prodursi e la
stessa regola di scomposizione si applicano anche alle formazioni miste
del contenuto onirico, che sono straordinariamente ricche e delle quali
non ho certo bisogno di riferire esempi. La loro singolarità sparisce
completamente nel momento in cui decidiamo di non assimilarle agli oggetti
della percezione vigile, e ricordiamo invece che esse sono frutto della
condensazione onirica e mettono in risalto, in un'indovinata abbreviazione,
un carattere comune agli oggetti così combinati. Anche in questo caso
la comunanza va quasi sempre desunta dall'analisi. Il contenuto del
sogno si limita per così dire a dichiarare: "Tutte queste cose
hanno una 'x' in comune." La scomposizione di simili formazioni
miste per mezzo dell'analisi conduce spesso nella maniera più veloce
al significato del sogno. Così un giorno sognai di essere seduto con
uno dei miei primi insegnanti di università in un banco che, in mezzo
ad altri banchi, era spinto rapidamente in avanti. Era una combinazione
di aula e di "trottoir roulant"
[3]
. Tralascio il seguito del pensiero. Un'altra volta sono seduto in una carrozza ferroviaria e ho sulle
ginocchia un oggetto che ha la forma di un cappello a cilindro, ma è
fatto di vetro trasparente. La situazione mi fa subito venire in mente
il proverbio: "Mano al cappello, poco costa ed è buono e bello."
[4]
. Il cilindro di vetro rinvia, con un breve passaggio
indiretto, alla luce Auer e so immediatamente che vorrei fare un'invenzione
che mi rendesse ricco e indipendente come è diventato, con la sua, il
mio compatriota, il dottor Auer von Welsbach; e poi vorrei viaggiare
invece di restare a Vienna. Nel sogno viaggio con la mia invenzione:
il cappello a cilindro di vetro, che peraltro non è ancora entrato nell'uso. Il lavoro onirico si compiace in particolare
di esporre, attraverso la stessa formazione mista, due rappresentazioni
tra le quali esiste una relazione di contrasto; così per esempio, quando
una donna vede in sogno sé stessa che porta un lungo stelo di fiore,
come l'angelo raffigurato nei quadri dell'Annunciazione di Maria (innocenza;
e Maria è il nome della sognatrice); ma lo stelo è coperto di grossi
fiori bianchi che assomigliano a delle camelie (contrapposto a innocenza:
"Signora delle camelie"). Buona parte di quello che abbiamo imparato
sulla condensazione onirica può essere riassunto nella formula: ogni
elemento del contenuto onirico è sovradeterminato dal materiale dei
pensieri onirici, e non deriva da un singolo elemento di questi pensieri,
ma da un'intera serie di elementi, che non devono per nulla essere vicini
gli uni agli altri nei pensieri onirici, ma possono invece fare parte
dei più vari settori del tessuto ideativo. L'elemento onirico è, in
senso stretto, la "rappresentanza"
[5]
nel contenuto onirico di tutto questo vario materiale.
Ma l'analisi scopre anche un altro lato della composita relazione esistente
fra pensieri e contenuto onirico. Allo stesso modo nel quale da ogni
elemento onirico si diramano dei collegamenti in direzione di più pensieri
onirici, anche un pensiero onirico è rappresentato solitamente da più
di un elemento del sogno; i fili associativi non convergono semplicemente
dai pensieri al contenuto onirico, ma si incrociano e si intrecciano
ripetutamente durante questo passaggio. Accanto alla trasformazione di un pensiero
in situazione ("drammatizzazione"), la condensazione è il
carattere più importante e tipico del lavoro onirico. Ma non ci è stato
fino ad ora rivelato il motivo che impone una simile concentrazione
del contenuto. 5. Nei sogni complicati e confusi dei quali
ci stiamo ora occupando, l'impressione di dissomiglianza tra contenuto
e pensieri onirici non si lascia completamente riportare a condensazione
e drammatizzazione. Esistono prove dell'attività di un terzo fattore,
che devono essere accuratamente raccolte. Prima di tutto, quando arrivo a conoscere
attraverso l'analisi i pensieri del sogno, noto che il contenuto manifesto
tratta argomenti completamente diversi da quelli del contenuto latente. Certo, questa è soltanto un'apparenza, che
sparisce a un esame più attento, perché alla fine mi accorgo che tutto
il contenuto del sogno è sviluppato nei pensieri onirici e quasi tutti
questi hanno la loro rappresentanza nel sogno. Eppure qualcosa di questa
differenza permane. Quello che nel sogno veniva presentato in modo ampio
e chiaro come contenuto essenziale, deve accontentarsi, dopo l'analisi,
di una parte indiscutibilmente subordinata fra i pensieri onirici, mentre
il materiale rappresentativo che, secondo il mio modo di sentire, tra
i pensieri onirici ha diritto alla più alta considerazione, o non si
trova per niente nel contenuto onirico, o ha la sua rappresentanza,
per mezzo di una lontana allusione, in una regione indistinta del sogno.
Posso descrivere questa situazione nel modo che segue: durante il lavoro
onirico l'intensità psichica passa dai pensieri e dalle rappresentazioni
alle quali spetta di diritto ad altri pensieri e rappresentazioni che
a mio giudizio non possono pretendere un simile risalto. Nessun altro processo contribuisce tanto
a nascondere il significato del sogno e a rendermi irriconoscibile la
connessione esistente tra contenuto e pensieri del sogno. Nel corso
di questo processo, che chiamerò spostamento onirico, osservo anche
la trasformazione dell'intensità psichica, dell'importanza o della capacità
affettiva dei pensieri, in vivacità sensoriale. Quello che nel contenuto
onirico è l'elemento più chiaro mi sembra senza dubbio il più importante;
ma spesso posso riconoscere proprio in un elemento onirico non chiaro
il derivato più diretto del pensiero onirico essenziale. Quello che ho definito spostamento onirico,
potrei anche definirlo "trasmutazione dei valori psichici"
[6]
. Ma non valuto a fondo il fenomeno se non aggiungo
che questo lavoro di spostamento o sovvertimento partecipa ai singoli
sogni con un contributo molto variabile. Ci sono sogni che accadono
quasi senza spostamento. Sono quelli sensati e intelligibili insieme,
e di questo tipo sono, abbiamo visto, i sogni di desiderio non velati.
In altri sogni neanche una parte dei pensieri onirici conserva il valore
psichico che le è proprio, oppure tutto l'essenziale di questi pensieri
pare sostituito da elementi secondari, e fra questi estremi è possibile
riconoscere la più compiuta serie di passaggi. Quanto più un sogno è oscuro e confuso, tanto maggiore è nella sua
formazione la parte attribuibile al fattore dello spostamento. L'esempio scelto per l'analisi fa vedere,
se non altro, quel tanto di spostamento che fa sembrare il suo contenuto
centrato in modo diverso rispetto ai pensieri onirici. Nel contenuto,
si spinge in primo piano una situazione particolare: è come se una donna
mi facesse delle "avances"; nei pensieri onirici il rilievo
principale è dato al desiderio di godere per una volta un amore disinteressato,
un amore che "non costi nulla", e quest'idea si nasconde dietro
al modo di dire dei begli occhi e la lontana allusione agli "spinaci". Eliminando con l'analisi lo spostamento onirico,
arriviamo a chiarimenti di completa certezza su due problemi del sogno
molto discussi: quello degli agenti che suscitano il sogno e quello
della connessione tra sogno e vita vigile. Esistono sogni che tradiscono
immediatamente il loro riferimento alle vicende del giorno; in altri,
non è possibile scoprire traccia di quella relazione. Se si ricorre
allora all'analisi, si può dimostrare che ogni sogno, senza possibilità
di eccezione, si riallaccia a un'impressione degli ultimi giorni; probabilmente
è più esatto dire: dell'ultimo giorno prima del sogno (del giorno del
sogno). L'impressione alla quale spetta la parte
di agente che suscita il sogno può essere tanto importante che il fatto
di occuparcene nella veglia non ci stupisce, e in questo caso diciamo,
a buon diritto, che il sogno continua gli interessi significativi della
vita vigile. In genere però, quando nel contenuto del sogno si trova
un riferimento a un'impressione diurna, questa è tanto insignificante
e futile, degna di essere dimenticata, che non possiamo ricordarcene
se non con una certa fatica. Il contenuto onirico stesso sembra quindi
occuparsi, anche quando è coerente e comprensibile, delle piccolezze
più indifferenti, che sarebbero indegne della nostra attenzione durante
la veglia. Buona parte della disistima per il sogno viene da questa
preferenza del contenuto onirico per l'indifferente e il futile. L'analisi distrugge l'apparenza sulla quale
si fonda questo giudizio di disprezzo. Là dove il contenuto onirico
mette in primo piano come suscitatore del sogno un'impressione indifferente,
l'analisi rintraccia regolarmente la vicenda significativa, che a buon
diritto ha avuto funzione stimolante e che si sostituisce a quella indifferente,
con la quale ha contratto numerosi legami associativi. Là dove il contenuto
onirico tratta un materiale rappresentativo insignificante e senza interesse,
l'analisi scopre le numerose vie di collegamento attraverso le quali
questo materiale privo di valore si riallaccia con il materiale più
apprezzato nella valutazione psichica dell'individuo. Si tratta solo
di atti del lavoro di spostamento, quando al posto dell'impressione
che è a buon diritto stimolante viene accolta nel contenuto del sogno
quella indifferente, quando al posto del materiale che a buon diritto
suscita il nostro interesse viene accolto quello insignificante. Rispondendo
alle domande sugli stimoli provocatori del sogno e sul rapporto del
sognare con l'agire quotidiano, secondo le nuove conoscenze ricavate
nel corso della sostituzione del contenuto onirico manifesto con quello
latente, si deve dire: il sogno non si occupa mai di cose che non siano
degne del nostro interesse anche di giorno e le piccolezze, che non
ci toccano di giorno, non riescono neppure a perseguitarci nel sonno. Che cosa provoca il sogno nell'esempio scelto
per l'analisi? L'episodio, davvero insignificante, di un
amico che mi ha offerto un viaggio gratuito in carrozza. La situazione
della "table d'hôte" nel sogno contiene un'allusione a questa
circostanza indifferente, visto che durante la conversazione avevo fatto
un parallelo tra la carrozza a tassametro e la "table d'hôte".
Posso però indicare anche l'evento significativo, che può essere sostituito
a quello irrilevante. Pochi giorni prima avevo fatto una spesa piuttosto
grossa per una persona cara della mia famiglia. Non ci sarebbe da meravigliarsi,
è detto nei pensieri del sogno, se questa persona me ne fosse grata;
il suo amore non sarebbe "gratuito". Ma tra i pensieri del
sogno, è un amore "gratuito" che si trova in primo piano.
Il fatto che non molto tempo prima io abbia fatto numerosi viaggi in
carrozza con questo stesso congiunto, fa sì che il viaggio in carrozza
con l'amico mi ricordi il rapporto con l'altra persona. L'impressione indifferente che attraverso
tali intrecci provoca il sogno sottostà a un'altra condizione, che non
vale per la fonte onirica reale: deve essere ogni volta un'impressione
recente, un'impressione del giorno prima. Non posso abbandonare il tema dello spostamento
onirico senza ricordare un singolare processo della formazione del sogno,
nel quale spostamento e condensazione cooperano. Abbiamo già visto,
parlando della condensazione, il caso di due rappresentazioni nei pensieri
onirici, aventi qualcosa in comune, un punto di contatto, che nel contenuto
onirico vengono sostituite dauna rappresentazione mista nella quale
un nucleo più chiaro corrisponde all'elemento comune, mentre le determinazioni
collaterali, indistinte, corrispondono alle particolarità di tutte e
due. Se a questa condensazione si aggiunge uno spostamento, non si osserva
la formazione di una rappresentazione mista, ma piuttosto di un elemento
comune intermedio, che rispetto ai singoli elementi si comporta come,
nel parallelogramma delle forze, la forza risultante rispetto alle sue
componenti. Nel contenuto manifesto di uno dei miei sogni si parla per
esempio di un'iniezione di propilene. Nel corso dell'analisi arrivo
in un primo tempo solo a una vicenda indifferente, che ha veste di suscitatrice
del sogno e in cui ha una parte l'amilene. Non so ancora giustificare
lo scambio di amilene con propilene. Della cerchia ideativa dello stesso
sogno fa parte però anche il ricordo di una prima visita a Monaco, dove
mi avevano colpito i Propilei. I particolari immediati dell'analisi suggeriscono
l'ipotesi che l'influsso di questa seconda cerchia di rappresentazioni
sulla prima abbia provocato lo spostamento da amilene a propilene. Propilene è per così dire la rappresentazione
intermedia tra amilene e Propilei, e è perciò arrivato, a mo' di compromesso,
nel contenuto del sogno, attraverso una condensazione e uno spostamento
contemporanei. Nel processo di spostamento, più ancora che
in quello di condensazione, si manifesta urgentemente la necessità di
rintracciare il motivo di queste misteriose fatiche del lavoro onirico. 6. Se è principalmente al lavoro di spostamento
che va attribuito il fatto di non ritrovare o di non riconoscere i pensieri
latenti nel contenuto del sogno - senza che si indovini il motivo di
questa deformazione, - è un altro tipo di trasformazione dei pensieri
onirici, più leggera, che porta alla scoperta di una nuova e facilmente
intelligibile attività del lavoro onirico. I pensieri onirici che svolgiamo
per primi nell'analisi ci colpiscono infatti spesso per il loro aspetto
insolito; non sembrano offerti nelle sobrie forme linguistiche di cui
il nostro pensiero si serve di preferenza, ma sono piuttosto esposti
in modo simbolico, per mezzo di paragoni e metafore, come in un'immaginosa
lingua poetica. Non è difficile trovare la ragione di questo nesso poetico,
che in certa misura è presente nei pensieri del sogno. Il contenuto
onirico consiste quasi sempre in situazioni visive; i pensieri onirici
devono dunque in un primo tempo subire un trattamento che li renda idonei
a questo modo di raffigurazione. Diamoci per esempio il compito di sostituire
le frasi di un editoriale politico o di una perorazione giudiziaria
con una serie di disegni: capiremo allora facilmente le modifiche alle
quali la considerazione della raffigurabilità del contenuto del sogno
costringe il lavoro onirico. Nel materiale psichico dei pensieri onirici
si trovano regolarmente ricordi di esperienze impressionanti - spesso
provenienti dalla seconda infanzia - che sono state esse stesse colte
come situazioni di contenuto perlopiù visivo. Se solo è possibile, questa
componente dei pensieri onirici mostra un'influenza determinante sulla
configurazione del contenuto onirico, agendo come un punto di cristallizzazione
che attrae e distribuisce il materiale dei pensieri onirici. Spesso
la situazione onirica non è altro che una ripetizione, trasformata e
complicata da interpolazioni, di una di queste esperienze impressionanti,
mentre solo molto raramente il sogno presenta riproduzioni pure e fedeli
di scene reali. Il contenuto onirico non consiste però esclusivamente
in situazioni, ma comprende anche frammenti separati di immagini visive,
discorsi e perfino parti di pensieri immutati. Perciò sarà forse interessante
esaminare in modo sintetico i mezzi di raffigurazione dei quali dispone
il lavoro onirico per rendere i pensieri onirici nella caratteristica
forma espressiva del sogno. I pensieri onirici che conosciamo dall'analisi
si rivelano un complesso psichico di struttura parecchio intricata.
Le parti di questo complesso hanno tra loro le più varie relazioni logiche;
formano primo piano e sfondo, condizioni, digressioni, delucidazioni,
prove e obiezioni. Quasi regolarmente, a fianco a una successione di
pensieri esiste la sequenza opposta, che la contraddice. A questo materiale
non manca nessuno dei caratteri che ci sono noti dal pensiero vigile.
Ora, se da tutto questo deve nascere un sogno, il materiale psichico
sottostà a una compressione, che lo condensa abbondantemente, a una
frammentazione interna, a uno spostamento, che crea per così dire nuove
superfici, e a un'influenza selettiva da parte delle componenti più
adeguate alla formazione della situazione. Tenendo conto della genesi
di questo materiale, questo processo merita il nome di regressione.
Ma durante questa trasformazione in contenuto onirico i legami logici,
che fino ad ora avevano tenuto unito il materiale psichico, vanno perduti.
Il lavoro onirico intraprende per così dire la rielaborazione soltanto
del contenuto oggettivo dei pensieri latenti. Al lavoro d'analisi resta
il compito di stabilire la connessione che il lavoro onirico ha distrutto. I mezzi espressivi del sogno si devono dunque
definire miseri, rispetto a quelli del nostro linguaggio concettuale;
non serve tuttavia che il sogno rinunci completamente a rendere le relazioni
logiche esistenti fra i suoi pensieri; piuttosto, esso riesce abbastanza
spesso a sostituirle con caratteri formali della propria struttura. Il sogno soddisfa innanzi tutto l'innegabile
connessione che esiste fra tutti i brani dei pensieri onirici, riunendo
questo materiale in una situazione. Esso rende la connessione logica
con un accostamento nel tempo e nello spazio, in modo analogo al pittore
che per un quadro del Parnaso raggruppa tutti i poeti, che non si sono
mai trovati insieme sulla cima di una montagna, certo, ma che concettualmente
formano una comunità. Il sogno estende questo modo di raffigurazione
ai particolari e spesso, quando il contenuto onirico colloca due elementi
uno a fianco all'altro, siamo sicuri che esiste una connessione particolarmente
intima tra i loro corrispettivi nei pensieri onirici. Del resto va notato
a questo punto che tutti i sogni della stessa notte provengono dalla
stessa cerchia di pensieri. La relazione causale tra due pensieri o non
viene rappresentata, o viene sostituita dalla successione di due brani
onirici di diversa lunghezza. Spesso la raffigurazione è invertita e
il principio del sogno fornisce la deduzione, la conclusione la premessa.
La trasformazione diretta di una cosa in un'altra, nel sogno, sembra
raffigurare il rapporto di causa ed effetto. L'alternativa "o-o" non viene mai
espressa nel sogno, che ne accoglie invece i due termini, quasi come
se fossero equivalenti, nella stessa connessione. Ho già accennato al
fatto che un "o-o", usato nella riproduzione del sogno, va
tradotto con un "e". Le rappresentazioni che sono in contrasto
fra loro sono di preferenza espresse nel sogno dallo stesso elemento
[7]
. Il "no" non sembra esistere per il sogno.
L'opposizione tra due pensieri, il rapporto d'inversione, trova nel
sogno una raffigurazione molto interessante. Essa viene rappresentata
in questo modo: un altro brano del contenuto onirico viene rovesciato
- per così dire a posteriori - nel suo contrario. Conosceremo più in
là un altro modo di esprimere la contraddizione. Anche la sensazione, così frequente nel sogno,
del movimento impedito, serve a rappresentare un contrasto di impulsi,
un conflitto di volontà. Una sola relazione logica - quella della
somiglianza, della comunanza, della concordanza - si trova ad essere
estremamente agevolata dal meccanismo della formazione del sogno. Il
lavoro onirico si serve di questa relazione come di un sostegno per
la condensazione, concentrando in nuova unità tutto quello che dimostra
una simile concordanza. Questa breve serie di osservazioni elementari
non è sufficiente naturalmente per una valutazione di tutta la ricchezza
di mezzi raffigurativi formali che sono a disposizione del sogno per
le relazioni logiche esistenti fra i suoi pensieri. In questo senso
i singoli sogni sono elaborati una volta in modo più fine un'altra in
modo più trascurato, si attengono più o meno accuratamente al testo
che hanno di fronte, ricorrono più o meno largamente ai procedimenti
ausiliari del lavoro onirico. In quest'ultimo caso risultano oscuri,
confusi, incoerenti. Ma dove il sogno sembra concretamente assurdo,
dove racchiude nel suo contenuto un chiaro controsenso, lì esiste un'intenzione
e il sogno, nell'apparente negligenza di tutte le regole logiche, esprime
una parte del contenuto intellettuale dei pensieri onirici. L'assurdità
nel sogno significa contraddizione, scherno e sarcasmo nei pensieri
onirici. Poiché questa interpretazione dà luogo all'obiezione più forte
nei confronti della concezione che attribuisce il sogno a un'attività
mentale dissociata, acritica, la rafforzerò con un esempio. Un mio conoscente, il signor M., è stato
attaccato in un articolo addirittura da Goethe e, secondo il parere
di tutti noi, con una violenza ingiustificata. Naturalmente, l'attacco
ha annientato il signor M. Se ne lamenta amaramente in una riunione
a tavola; la sua venerazione per Goethe non ha però risentito della
vicenda personale. Provo a chiarirmi un po' i rapporti temporali, che
mi sembrano inverosimili. Goethe è morto nel 1832; dato che il suo attacco
a M. deve essere naturalmente avvenuto prima, il signor M. in quel tempo
doveva essere giovanissimo. Mi sembra attendibile che egli avesse diciott'anni.
Ma non so con sicurezza in che anno ci troviamo adesso e così tutto
il calcolo affonda nel buio. Del resto l'attacco è contenuto nel noto
saggio di Goethe sulla "Natura". L'assurdità di questo sogno risalta più clamorosamente
quando si sappia che il signor M. è un giovane uomo d'affari, estraneo
a qualsiasi interesse poetico o letterario. Ma inoltrandomi nell'analisi
riuscirò a dimostrare quanto "metodo" si nasconda dietro questa
assurdità. Il sogno trae il suo materiale da tre fonti: 1) Il signor M., che ho conosciuto a una
"riunione a tavola", mi pregò un giorno di visitare suo fratello
maggiore, che presentava segni di alterazione mentale (di tipo paralitico).
Nel corso della conversazione con l'ammalato, accadde un fatto penoso:
senza che ce ne fosse nessun motivo questi compromise il fratello con
un'allusione alle imprese di gioventù di costui. Avevo chiesto all'ammalato
il suo anno di nascita (nel sogno: anno di morte - di Goethe) e l'avevo
indotto a vari calcoli, dai quali sarebbe dovuta risultare la sua debolezza
di memoria. 2) Un periodico medico, che vantava anche
il mio nome nel comitato direttivo, aveva accolto la critica, addirittura
"annientatrice", di un libro del mio amico F. (Fliess) di
Berlino, opera di un recensore molto giovane. Ne chiesi ragione al redattore,
che mi espresse, è vero, il suo rammarico, ma non volle promettermi
di rimediare. Dopo di che ruppi i miei rapporti con la rivista e nella
lettera di rinuncia espressi la speranza che i nostri rapporti personali
non dovessero risentire dell'episodio. E' questa l'autentica fonte del
sogno. L'accoglienza negativa ricevuta dallo scritto del mio amico mi
aveva fatto una profonda impressione. Esso racchiudeva una scoperta
biologica, a mio parere fondamentale, che soltanto ora, dopo molti anni,
comincia ad essere apprezzata dai colleghi. 3) Una paziente mi aveva raccontato poco
tempo prima la storia della malattia di suo fratello, che, esclamando
"Natura, natura!" era caduto in stato di frenesia. I medici
avevano pensato che quell'esclamazione derivasse dalla lettura dell'omonimo
saggio di Goethe e indicasse il sovraffaticamento del malato, dovuto
allo studio. Io avevo detto che "mi pareva attendibile" che
il grido "Natura" dovesse intendersi nel significato sessuale
che esso ha anche presso le persone meno colte. Il fatto che in seguito
l'infelice si mutilasse i genitali sembrò, se non altro, non darmi torto.
Quando si manifestò l'accesso, l'ammalato aveva "diciott'anni". Nel contenuto del sogno, dietro il mio "Io"
si nasconde in primo luogo il mio amico, tanto bistrattato dalla critica.
"Tento di chiarirmi un po' i rapporti temporali." Il suo libro
tratta infatti dei rapporti temporali della vita e riporta tra l'altro
anche la durata della vita di Goethe al multiplo di un numero di giorni
significativo dal punto di vista biologico. Questo "Io" viene
però paragonato a un paralitico ("non so con sicurezza in che anno
ci troviamo attualmente"). Il sogno raffigura dunque il mio amico
che si comporta da paralitico: siamo in piena assurdità. I pensieri del sogno, tuttavia, hanno tono
ironico: "Naturalmente, lui (F.) è un matto, un folle, e voi (critici)
siete i geni che capiscono meglio le cose. Oppure, non dovrebbe essere
l'inverso?" Questa inversione è ora abbondantemente presente nel
contenuto onirico, in quanto Goethe ha attaccato il giovane, il che
è assurdo, mentre è facile che un giovanissimo possa ancora oggi attaccare
il grande Goethe. Mi sentirei di sostenere che nessun sogno
è mosso da altri impulsi che non siano di egoismo. E in realtà l'"Io"
del sogno non sta soltanto per il mio amico, ma anche per me stesso.
Io mi identifico con lui, perché la sorte della sua scoperta mi sembra
un esempio dell'accoglienza riservata alle mie. Quando mi farò avanti
con la mia teoria, che mette in risalto, nell'etiologia dei disturbi
psiconevrotici, il momento della sessualità (vedi l'allusione all'ammalato
diciottenne: "Natura, natura!"), ritroverò la stessa critica,
alla quale oppongo fin da ora l'identico scherno. Continuando a inseguire i pensieri onirici
non trovo altro, in relazione alle assurdità del sogno, che scherno
e sarcasmo. E' risaputo che il ritrovamento di un cranio di pecora sbreccato
al Lido di Venezia ispirò a Goethe l'idea della cosiddetta teoria vertebrale
del cranio. Dunque: - Il mio amico si vanta di aver scatenato, da studente,
un tumulto per allontanare un vecchio professore che, benemerito un
tempo (tra l'altro anche di questa parte dell'anatomia comparata), era
diventato incapace di insegnare per decadimento senile. L'agitazione
promossa dall'amico rimediò così all'inconveniente delle università
tedesche, nelle quali non esiste limite d'età per l'attività accademica.
- La vecchiaia infatti non protegge dalla stoltezza. - Nell'ospedale
della mia città ebbi l'onore di lavorare per anni sotto la direzione
di un primario che, da tempo ormai fossile, e da decenni notoriamente
rimbecillito
[8]
(2), riuscì a mantenere la sua carica piena di responsabilità.
– A questo punto mi venne spontaneo il paragone con il ritrovamento
del Lido. Prendendo di mira quest'uomo, alcuni giovani colleghi dell'ospedale
avevano composto una volta una variante della canzonetta allora di moda:
"Questo non lo scrisse un Goethe, né lo poetò uno Schiller..." 7. Non abbiamo ancora terminato la valutazione
del lavoro onirico. Ci vediamo costretti ad attribuirgli, oltre alla
condensazione, allo spostamento e al manipolamento visivo del materiale
psichico, un'altra attività, il cui contributo non è a dire il vero
riconoscibile in tutti i sogni. Senza affrontare estesamente questa
parte del lavoro onirico, voglio semplicemente indicare che è possibile
farsi un'idea della sua natura se ci si decide ad ammettere l'ipotesi
- probabilmente non appropriata - che essa agisca soltanto in un secondo
tempo sul contenuto onirico già formato. L'operazione consiste cioè
nell'ordinare gli elementi onirici in maniera che questi si congiungono
per così dire tra loro, formando una connessione, una composizione onirica.
Così il sogno acquista una sorta di facciata (che per la verità non
ne copre il contenuto in ogni punto) e subisce una prima interpretazione
provvisoria, sostenuta da interpolazioni e piccole modifiche. Certo,
questa elaborazione del contenuto onirico risulta possibile soltanto
perché non va tanto per il sottile; del resto essa fornisce solo una
brillante interpretazione sbagliata dei pensieri onirici: preparandoci
all'analisi dobbiamo innanzi tutto liberarci da questo tentativo d'interpretazione. La motivazione di questa parte del lavoro
onirico è singolarmente trasparente. E' la considerazione della intelligibilità
che porta a quest'ultima rielaborazione: ma da qui se ne rivela anche
l'origine. Rispetto al contenuto onirico che ha di fronte, essa si comporta
come la nostra attività psichica normale di fronte a un contenuto percettivo
qualsiasi. Lo comprende utilizzando certe rappresentazioni di attesa
e lo ordina fin dal momento della percezione, presupponendone la intelligibilità;
corre così il rischio di falsarlo: e in realtà, nel caso che questo
contenuto non sia avvicinabile a qualcosa di conosciuto, incorre negli
equivoci più strani. E' risaputo che non siamo in grado di guardare
una serie di segni insoliti o di ascoltare una successione di parole
sconosciute, senza falsificarne in un primo tempo la percezione in base
alla considerazione della intelligibilità, secondo l'accostamento a
qualcosa che ci è noto. I sogni che hanno subìto questa elaborazione,
da parte di un'attività psichica totalmente analoga al pensiero vigile,
si possono chiamare sogni ben composti. In altri sogni questa attività
è completamente fallita; non c'è stato neppure il tentativo di stabilire
ordine e interpretazione e quando, al risveglio, ci identifichiamo con
quest'ultima parte del lavoro onirico, giudichiamo il sogno "assolutamente
confuso". Ma per la nostra analisi il sogno che assomiglia a un
cumulo disordinato di frammenti sconnessi ha lo stesso valore del sogno
ben liscio e dotato di una superficie. Nel primo caso ci viene forse
risparmiata la fatica di distruggere un'altra volta la rielaborazione
del contenuto onirico. Sbaglierebbe però chi non volesse vedere
in queste facciate del sogno altro che elaborazioni, in fondo sbagliate
e abbastanza arbitrarie, del contenuto onirico da parte dell'istanza
cosciente della nostra vita psichica. Per creare la facciata del sogno,
vengono spesso usate fantasie di desiderio che si trovano già formate
nei pensieri onirici e che sono simili a quelle che conosciamo dalla
veglia sotto l'appropriato nome di "sogni a occhi aperti".
Le fantasie di desiderio che l'analisi scopre nei sogni notturni si
rivelano spesso ripetizioni e rielaborazioni di scene infantili, e così
la facciata ci mostra immediatamente, in alcuni sogni, il nucleo onirico
autentico, deformato dall'aggiunta di altro materiale. Oltre alle quattro di cui ho parlato, non
sono rintracciabili altre attività del lavoro onirico. Se ci atteniamo
alla determinazione concettuale per cui "lavoro onirico" definisce
la trasposizione dei pensieri del sogno nel contenuto dello stesso,
dobbiamo ammettere che esso non è creativo, non sviluppa nessuna fantasia
che sia specificatamente sua, non giudica, non conclude, non fa altro
che condensare, spostare, dare nuova forma visiva al materiale; a questo
si aggiunge, come ultima, incostante particella, l'elaborazione interpretativa.
Nel contenuto onirico si trovano, per la verità, numerosi elementi che
vorremmo considerare risultato di un'altra e più elevata attività intellettuale:
ma l'analisi dimostra ogni volta, in modo convincente, che queste operazioni
intellettuali sono già avvenute nei pensieri onirici e sono state semplicemente
assunte dal contenuto onirico. Una deduzione nel sogno non è altro che
la ripetizione di una conclusione dei pensieri onirici; essa non suscita
sorpresa, nel caso sia passata nel sogno senza mutamento; diventa assurda
nel caso in cui, per esempio, sia stata spostata attraverso il lavoro
onirico su altro materiale. Un calcolo nel sogno non significa altro
che un calcolo esistente fra i pensieri onirici; mentre quest'ultimo
è sempre corretto, il calcolo del sogno può dare, per condensazione
dei suoi fattori e spostamento dello stesso metodo di operazione su
altro materiale, il risultato più pazzesco. Nemmeno i discorsi presenti
nel contenuto onirico sono composti ex novo; essi sono dati da un insieme
di tanti discorsi; rinnovati nei pensieri del sogno perché fatti, sentiti
o letti; il loro testo viene riprodotto nel modo più fedele, lasciandone
del tutto da parte l'occasione e cambiandone il senso con estrema violenza. Non sarà forse superfluo rinforzare le ultime
affermazioni con alcuni esempi. 1) Ecco il sogno in apparenza innocente,
ben composto, di una paziente: Sogna di andare al mercato con la cuoca
che porta il cesto. Chiede qualcosa al macellaio che le risponde: "Non
ne può più avere", e le vuole dare qualcos'altro dicendo: "Anche
questo è buono." Lei rifiuta e va dall'erbivendola che le vuole
vendere uno strano legume legato a mazzetti, ma di colore nero. Lei
dice: "Non lo conosco, non lo prendo." La frase: "Non
ne può più avere" deriva dal trattamento analitico. Io stesso avevo spiegato alla paziente, alcuni
giorni prima, che i più lontani ricordi infantili "non si possono
più avere come tali", ma sono sostituiti da traslazioni e da sogni.
Sono dunque io il macellaio. La seconda frase, "Non lo conosco",
c'è stata in un contesto completamente diverso. Il giorno prima, lei
stessa aveva detto alla cuoca (che del resto compare nel sogno) in tono
di rimprovero: "Si comporti bene! Non lo conosco", cioè non
capisco questo comportamento, non lo ammetto. La parte più innocente
del discorso arrivò, tramite uno spostamento, nel contenuto del sogno;
nei pensieri onirici interveniva solo l'altra parte del discorso: infatti
in questo caso il lavoro onirico ha cambiato fino a renderla totalmente
irriconoscibile e innocente una situazione fantastica in cui io mi comporto
in un certo modo, sconveniente, nei confronti della signora. Ma questa
situazione di attesa fantastica è essa stessa la riedizione di una situazione
che una volta fu realmente vissuta dalla paziente. 2) Un sogno, in apparenza assolutamente privo
d'importanza, in cui compaiono delle cifre. Vuole pagare qualche cosa;
sua figlia le prende dal portamonete 3 fiorini e 65 centesimi, ma lei
dice: "Che fai? Costa soltanto 21 centesimi". La sognatrice era una straniera, che aveva
messo la figlia in collegio a Vienna e poteva continuare il trattamento
presso di me finché la figlia fosse rimasta in questa città. Il giorno
prima del sogno la direttrice dell'istituto le aveva suggerito di lasciarle
la figlia ancora per un anno. In questo caso lei avrebbe potuto prolungare
il trattamento di un altro anno. Le cifre del sogno diventano significative,
se si ricorda che il tempo è denaro: "Time is money". Un anno
è uguale a 365 giorni, espresso in centesimi 365 centesimi, ovvero 3
fiorini e 65 centesimi. I 21 centesimi corrispondono alle tre settimane
che separavano il giorno del sogno dalla fine della scuola, e cioè dalla
fine della cura. Erano con tutta evidenza considerazioni pecuniarie
quelle che avevano indotto la signora a rifiutare la proposta della
direttrice e che sono responsabili della esiguità della somma che compare
nel sogno. 3) Una giovane signora, sposata però da molti
anni, viene a sapere che una conoscente, quasi sua coetanea, la signorina
Elise L., si è fidanzata. Questo spunto produce il sogno seguente: Si trova con suo marito a teatro, una parte
della platea è completamente vuota. Suo marito le racconta che anche
Elise L. e il suo fidanzato avrebbero voluto venirci, ma avevano trovato
solo brutti posti, tre per 1 fiorino e 50 centesimi, e non potevano
certo prenderli. Lei è del parere che non sarebbe poi stata una disgrazia. Qui ci interesseranno la provenienza delle
cifre dai pensieri onirici e i cambiamenti che esse hanno subìto. Da
dove proviene: 1 fiorino e 50 centesimi? Da uno spunto indifferente
del giorno prima. Sua cognata aveva avuto in regalo dal marito la somma
di 150 fiorini e si era affrettata a liberarsene comperandosi un gioiello.
Rileviamo che 150 fiorini sono cento volte più di 1 fiorino e 50 centesimi.
Per il numero "tre", che accompagna i biglietti del teatro,
si trova solo un riferimento: la fidanzata, Elise L., ha esattamente
tre mesi meno della sognatrice. La situazione onirica è la riproduzione
di un piccolo avvenimento che ha spesso dato a suo marito il pretesto
di punzecchiarla. Una volta si era affrettata a prendere in anticipo
i biglietti per una rappresentazione teatrale e, quando poi arrivò a
teatro, una parte della platea era quasi vuota. Non avrebbe dunque avuto
bisogno di affrettarsi tanto. Non perdiamo infine di vista l'assurdità
del sogno, per cui due persone devono prendere tre biglietti! Ecco ora i pensieri del sogno: "E' stato
assurdo sposarsi così presto, non avrei avuto bisogno di affrettarmi
tanto. L'esempio di Elise L. mi fa vedere che avrei comunque trovato
un uomo. E anzi uno cento volte migliore (un marito-tesoro), se solo
avessi aspettato. Tre uomini di questo tipo avrei potuto comprare col
mio denaro (la dote)!". 8. Dopo aver imparato a conoscere, nell'esposizione
precedente, il lavoro onirico, saremo di certo favorevoli a dichiarare
che si tratta di un processo psichico del tutto particolare, che per
ciò che ne sappiamo non ha termini di paragone. In un certo senso la
sorpresa che in genere si destava in noi di fronte al frutto di questo
lavoro, il sogno, è passata al lavoro stesso. In realtà, questo è solo
il primo elemento conosciuto di tutta una serie di processi psichici,
ai quali va ricondotto l'insorgere dei sintomi isterici, delle fobie,
ossessioni e deliri. Condensazione e, soprattutto, spostamento, sono
caratteri che non mancano mai neppure in questi processi. L'elaborazione
a fatto contemplativo resta invece specifica del lavoro onirico. Se
questa spiegazione affianca il sogno alle formazioni psicopatologiche,
sarà ancora più importante per noi determinare le condizioni essenziali
che sovrintendono a processi come quello della formazione del sogno. Saremo probabilmente sorpresi di apprendere
che né stato di sonno né malattia fanno parte di queste condizioni indispensabili.
Tutta una serie di fenomeni della vita quotidiana di persone sane -
le dimenticanze, i lapsus verbali, le distrazioni, una certa categoria
di errori - devono il loro insorgere a un meccanismo psichico analogo
a quello del sogno e degli altri anelli della serie. Il nocciolo del problema sta nello spostamento,
che è di gran lunga la più sorprendente delle particolari operazioni
del lavoro onirico. Quando si approfondisce l'esame, la condizione essenziale
dello spostamento si rivela essere di natura puramente psicologica;
si tratta di una sorta di motivazione. La si rintraccia tenendo conto
delle esperienze alle quali non è possibile sfuggire nel corso dell'analisi.
Nel caso dell'esempio analizzato sono stato costretto a interrompere
a pagina 14 la comunicazione dei pensieri del sogno perché tra questi,
come ho ammesso, ce n'erano alcuni che conservo volentieri nascosti
a estranei e che non posso comunicare se non venendo meno a importanti
considerazioni. Aggiungerei che non sarebbe per nulla vantaggioso se,
al posto di questo sogno, ne scegliessi un altro con lo scopo di comunicarne
l'analisi; in ogni sogno di contenuto oscuro o confuso mi imbatterei
in pensieri onirici che richiederebbero il segreto. Continuando invece
l'analisi per me stesso, senza riguardo per gli altri, ai quali non
può certo essere destinata un'esperienza così personale come il mio
sogno, arrivo alla fine a pensieri che mi sorprendono, che non ho conosciuto
in me, che non solo mi sono estranei, ma anche spiacevoli, e che perciò
vorrei energicamente contestare, mentre la concatenazione di pensieri
che percorre l'analisi me li impone inesorabilmente. Non posso tener
conto di questo stato di fatto, assolutamente generale, se non ipotizzando
che questi pensieri siano stati effettivamente presenti nella mia vita
psichica, con una certa intensità o energia psichica, ma che si siano
trovati in una situazione psicologica particolare, in seguito alla quale
non sono potuti diventare coscienti. A questo stato particolare do il
nome di "rimozione". Non posso quindi fare a meno di ammettere
una relazione causale tra l'oscurità del contenuto onirico e lo stato
di rimozione (cioè l'inammissibilità alla coscienza) di alcuni pensieri
onirici, e di concludere che il sogno deve essere oscuro per non tradire
i pensieri onirici rigorosamente proibiti. Arrivo così al concetto della
deformazione del sogno, che è opera del lavoro onirico e serve alla
dissimulazione, all'intento di nascondere. Voglio fare una prova di questo sull'esempio
scelto per l'analisi e domandarmi quale sia il pensiero che, deformato,
si impone nel sogno, mentre, non deformato, provocherebbe la mia più
aspra contestazione. Ricordo che il viaggio gratuito in carrozza mi
ha fatto venire in mente gli ultimi dispendiosi viaggi in carrozza con
una persona della mia famiglia; ricordo che come interpretazione del
sogno è risultato: "Vorrei una volta conoscere un amore che non
mi costi niente"; e che poco tempo prima del sogno ho dovuto effettuare
proprio per questa persona una spesa piuttosto cospicua. In questa connessione
non posso sottrarmi al pensiero che questa spesa mi dispiace. Solo se
ammetto quest'impulso, assume significato il fatto che nel sogno io
desidero un amore che non mi costringa a una spesa. Eppure posso dirmi
francamente che nel momento di decidere quella spesa non ho esitato
nemmeno un istante. Il rammarico, la controcorrente, non è diventato
cosciente. Per quali motivi? Questo è un altro problema, più vasto, la
cui risposta - che io conosco - fa parte di tutt'altro contesto. Sottoponendo all'analisi non un sogno personale,
ma quello di una persona estranea, il risultato è lo stesso; i motivi
di convincimento però cambiano. Se si tratta del sogno di una persona
sana, per costringerla a riconoscere le idee rimosse che sono state
rinvenute non mi resta altro mezzo che la concatenazione dei pensieri
onirici e è comunque possibile che essa rifiuti questo riconoscimento.
Se però si tratta di un paziente nevrotico, per esempio di un isterico,
egli deve necessariamente ammettere il pensiero rimosso, per il nesso
fra quest'ultimo e i suoi sintomi morbosi e per il miglioramento che
egli prova sostituendo i sintomi con le idee rimosse. Per esempio, nel
caso della paziente da cui proviene l'ultimo sogno dei tre biglietti
per 1 fiorino e 50 centesimi, l'analisi deve ammettere che ha scarsa
considerazione per il marito, che si rammarica di averlo sposato e che
vorrebbe sostituirlo con un altro. Lei sicuramente afferma che ama suo
marito, che la sua vita sentimentale non conosce nulla di questa disistima
(uno "cento volte migliore"!), ma tutti i suoi sintomi portano
alla stessa soluzione di questo sogno e, dopo che sono stati risvegliati
i ricordi, da lei rimossi, di un certo periodo in cui non ha amato,
anche coscientemente, suo marito, questi sintomi sembrano risolti e
la sua resistenza all'interpretazione del sogno scompare. 9. Dopo aver ben chiarito il concetto di rimozione
e aver messo in rapporto la deformazione del sogno con il materiale
psichico rimosso, possiamo esprimere in modo assolutamente generale
il risultato più importante che ci è offerto dall'analisi dei sogni. Per quelli intelligibili e sensati, abbiamo
imparato che sono appagamenti di desiderio non velati, cioè che la situazione
onirica rappresenta in essi, come appagato, un desiderio conosciuto
dalla coscienza e residuato dalla vita diurna, un desiderio ben degno
d'interesse. Per i sogni oscuri e confusi, l'analisi insegna qualcosa
di totalmente analogo: la situazione onirica rappresenta anche qui,
come appagato, un desiderio, che nasce regolarmente dai pensieri onirici,
ma la raffigurazione è irriconoscibile e può essere chiarita solo mediante
la riduzione dell'analisi; il desiderio di per sé è rimosso, estraneo
alla coscienza, oppure è intimamente connesso con pensieri rimossi,
sostenuto da quei pensieri. La formula di questi sogni è dunque la seguente:
essi sono velati appagamenti di desideri rimossi. E' interessante notare
a questo punto che ha ragione l'opinione popolare, quando esige a ogni
costo che il sogno predice il futuro. In verità, il futuro che il sogno
ci fa vedere non è quello che accadrà, ma quello che vorremmo accadesse.
L'anima popolare procede in questo caso come è solita fare anche altre
volte: crede quello che desidera. Secondo il loro comportamento nei riguardi
dell'appagamento di desiderio, i sogni si distinguono in tre categorie.
Prima: quelli che rappresentano in modo scoperto un desiderio non rimosso;
sono i sogni di tipo infantile, che negli adulti si fanno sempre più
rari. Seconda: i sogni che esprimono velatamente un desiderio rimosso;
di certo la grande maggioranza dei nostri sogni, per la cui comprensione
si richiede quindi l'analisi. Terza: i sogni che rappresentano sì un
desiderio rimosso, ma senza, oppure con insufficiente copertura; questi
ultimi sono regolarmente accompagnati da angoscia, che interrompe il
sogno. L'angoscia in questo caso è il sostituto della deformazione onirica;
nei sogni della seconda categoria, essa è stata evitata solo grazie
al lavoro onirico. Si può dimostrare senza eccessiva difficoltà che
quel contenuto rappresentativo che ora nel sogno ci provoca angoscia,
una volta era un desiderio e da allora sottostà alla rimozione. Esistono anche chiari sogni di contenuto
penoso, che però nel sogno non è provato come penoso. Per questa ragione
non si possono considerare tra i sogni d'angoscia; ma sono sempre serviti
a dimostrare l'assurdità e l'assenza di valore psichico dei sogni. L'analisi di un esempio di questo tipo farà
vedere che si tratta di appagamenti ben velati di desideri rimossi,
cioè di sogni della seconda categoria, e contemporaneamente rivelerà
quanto il lavoro di spostamento sia adatto a mascherare il desiderio. Una ragazza sogna di vedere, morto davanti
a sé, il secondo figlio di sua sorella, nello stesso ambiente nel quale
anni prima ha visto cadavere il primo. Non ne prova nessun dolore, ma
naturalmente si ribella all'idea che questa situazione corrisponda a
un suo desiderio. Questo non è neppure richiesto. Ma vicino alla salma
del primo bambino anni prima aveva visto per l'ultima volta l'uomo da
lei amato, e aveva parlato con lui; se il secondo figlio morisse, lei
incontrerebbe certo di nuovo quell'uomo in casa della sorella. Ora,
lei desidera l'incontro, ma si ribella al suo sentimento. Il giorno
stesso del sogno aveva acquistato un biglietto d'ingresso per una conferenza
che sarebbe stata tenuta dall'amato. Il suo sogno è un semplice sogno
d'impazienza, come se ne presentano di solito prima di un viaggio, di
una rappresentazione teatrale e simili piaceri attesi. Ma per nascondere
questo desiderio, la situazione è stata spostata sull'occasione meno
indicata per un sentimento di gioia, che però una volta aveva dato realmente
un buon risultato. Si noti ancora che il comportamento affettivo del
sogno non è adeguato al contenuto mostrato, bensì a quello reale ma
trattenuto. La situazione onirica precorre l'incontro a lungo aspettato;
non offre nessun appiglio a un sentimento doloroso. 10. I filosofi non hanno avuto finora occasione
di occuparsi di una psicologia della rimozione. Ci è dunque permesso,
in un primo avvicinamento a questa realtà ancora sconosciuta, costruirci
una rappresentazione intuitiva del modo nel quale si svolge la formazione
del sogno. Lo schema al quale arriviamo, non solo attraverso lo studio
del sogno, è per la verità già abbastanza complicato, ma uno schema
più semplice non sarebbe soddisfacente per le nostre esigenze. Noi supponiamo
che nel nostro apparato psichico esistano due istanze creatrici del
pensiero, la seconda delle quali è privilegiata, nel senso che i suoi
prodotti trovano aperto l'accesso alla coscienza, mentre l'attività
della prima è di per sé inconscia e può arrivare alla coscienza soltanto
attraverso la seconda. Al confine tra le due istanze, nel punto di passaggio
tra la prima e la seconda, c'è una censura che lascia passare solo quello
che le è gradito e trattiene il resto. Ciò che è stato respinto dalla
censura si trova allora, secondo la nostra definizione, in stato di
rimozione. In particolari condizioni, una delle quali è lo stato di
sonno, il rapporto di forza tra le due istanze si trasforma in modo
che il materiale rimosso non può più essere completamente trattenuto.
Nello stato di sonno per esempio questo si verifica per il cedimento
della censura; il materiale fino ad allora rimosso riuscirà perciò ad
aprirsi la strada verso la coscienza. Dato però che la censura non è
mai eliminata, ma semplicemente diminuita, esso dovrà sopportare dei
cambiamenti, che ne attenuino la sconvenienza. Quello che diventa cosciente
in questo caso è un compromesso tra ciò che la prima istanza si propone
e ciò che l'altra esige. Rimozione - allentamento della censura - formazione
di compromesso costituiscono peraltro lo schema base dell'instaurazione
di molte altre strutture psicopatiche, oltre che del sogno, e nella
formazione di compromesso si notano sia in un caso che nell'altro i
processi di spostamento e di condensazione, oltre che il ricorso ad
associazioni superficiali, che abbiamo imparato a conoscere nel lavoro
onirico. Non abbiamo nessun motivo di nasconderci
l'elemento di demonismo che si è introdotto nella nostra spiegazione
del lavoro onirico. Abbiamo avuto l'impressione che la formazione
dei sogni oscuri si svolgesse come se una persona, che dipende da una
seconda, avesse da dire qualcosa che deve risultare spiacevole a quest'ultima;
partendo da un simile paragone abbiamo intuìto il concetto di deformazione
del sogno e quello di censura, e ci siamo sforzati di tradurre la nostra
impressione in una teoria psicologica che, anche se grezza, è perlomeno
chiara. Con qualsiasi cosa mai si potranno identificare, a un ulteriore
esame dell'argomento, la nostra prima e seconda istanza, ci aspetteremo
che trovi conferma qualcosa che sia in relazione con la nostra ipotesi,
secondo la quale la seconda istanza domina l'accesso alla coscienza
e è in grado di escluderne la prima. Una volta superato lo stato di sonno, la
censura si ristabilisce velocemente in tutta la sua grandezza e può
quindi di nuovo distruggere quello che le è stato strappato durante
la sua debolezza. Il fatto che l'oblio del sogno richieda, almeno in
parte, questa spiegazione, risulta da un'esperienza che è stata confermata
numerose volte: durante il racconto o l'analisi di un sogno, càpita
spesso che riaffiori all'improvviso un frammento del contenuto onirico
che si riteneva dimenticato. Questo brandello, strappato all'oblio,
rappresenta regolarmente l'accesso più facile e più rapido al significato
del sogno. Probabilmente è solo per questo che esso fu costretto a cadere
preda della dimenticanza, cioè della nuova repressione. 11. Se consideriamo il contenuto onirico come
raffigurazione di un desiderio appagato e ricolleghiamo la sua oscurità
ai cambiamenti operati dalla censura sul materiale rimosso, non ci riesce
più difficile determinare la funzione del sogno. In singolare contrasto
con i modi di dire secondo cui i sogni disturbano il sonno, dobbiamo
riconoscere nel sogno il custode del sonno. Per il sogno dei bambini,
la nostra affermazione dovrebbe trovare facilmente credito. Lo stato di sonno, o il cambiamento psichico
dello stato di sonno, qualunque sia la sua natura, è provocato nel bambino
dalla decisione di dormire, che gli viene imposta o che prende egli
stesso in base a sensazioni di stanchezza, e è reso possibile esclusivamente
dall'allontanamento degli stimoli che potrebbero imporre all'apparato
psichico mete diverse da quella del sonno. I mezzi che servono a tenere
lontani gli stimoli esterni sono conosciuti; ma quali sono i mezzi a
nostra disposizione per far tacere gli stimoli psichici interni che
si oppongono al nostro prender sonno? Si osservi una mamma che addormenta
il suo bambino. Il bambino esprime continuamente delle esigenze,
vuole ancora un bacio, vuole continuare a giocare. Queste esigenze vengono
in parte soddisfatte, e in parte differite con autorità al giorno dopo.
E' chiaro che l'insorgere di bisogni e desideri ostacola l'inizio del
sonno. Chi non conosce la divertente storia (raccontata da Balduin Groller)
del bambino che svegliandosi di notte urla a squarciagola: "Voglio
il rinoceronte"? Un bambino più buono, invece di urlare, sognerebbe
di giocare con il rinoceronte. Dato che il sogno, mostrando il desiderio
appagato, trova credito durante il sonno, esso elimina il desiderio
e rende possibile il sonno. E' innegabile che questo credito spetta
all'immagine onirica perché questa assume l'apparenza psichica della
percezione, mentre ancora manca al bambino la facoltà, che acquisterà
in seguito, di distinguere allucinazioni o fantasie da realtà. L'adulto ha imparato questa distinzione,
ha per di più compreso l'inutilità del desiderare e è giunto attraverso
un esercizio continuo a rimandare le sue aspirazioni fino al momento
in cui possono trovare la loro risoluzione per lunghe vie indirette,
tramite il cambiamento del mondo esteriore. Ne deriva che anche gli
appagamenti di desiderio per la via psichica sono rari nel sonno; anzi,
è addirittura possibile che non si verifichino affatto e che tutto quello
che sembra avere la forma di un sogno d'infanzia richieda una spiegazione
molto più complessa. Ma in compenso nell'adulto - in ogni adulto assolutamente
normale, senza eccezione - si è venuta formando una differenziazione
del materiale psichico che manca nel bambino. Si è creata un'istanza psichica che, ammaestrata
dall'esperienza della vita, conserva con geloso rigore un influsso dominante
e inibente sui moti psichici e che, per la sua posizione nei confronti
della coscienza e della motilità volontaria, è dotata dei più forti
mezzi di potere psichico. Una parte dei moti puerili è stata però repressa
da questa istanza, in quanto inutile per la vita, e tutto il materiale
ideativo che ne deriva si trova in stato di rimozione. Ora, nel momento in cui l'istanza psichica
nella quale riconosciamo il nostro "Io" normale si imposta
sul desiderio di dormire, pare che essa sia costretta dalle condizioni
psicofisiologiche del sonno ad allentare l'energia con la quale era
solita di giorno reprimere il materiale rimosso. Questo allentamento
in sé è a dire il vero innocuo; per quanto gli eccitamenti dell'anima
puerile repressa possano darsi da fare, essi trovano, in conseguenza
dello stato stesso di sonno, più difficile l'accesso alla coscienza
e chiuso quello alla motilità. Il pericolo che il sonno ne sia disturbato
deve però essere respinto. Dobbiamo dunque ammettere che persino nel
sonno profondo sia disponibile una certa quantità di libera attenzione,
in veste di guardiano di fronte agli stimoli sensori, i quali per esempio
fanno sembrare il risveglio più vantaggioso della continuazione del
sonno. Altrimenti non si potrebbe spiegare il fatto che noi possiamo
in ogni momento essere svegliati da stimoli sensori di una certa qualità,
come aveva già rilevato il vecchio fisiologo Burdach: la madre, dal
pianto del bambino, il mugnaio, dall'arresto del suo mulino, la maggior
parte delle persone dal loro nome detto a voce bassa. Ora, quest'attenzione
vigile si rivolge anche agli stimoli di desiderio interni, provenienti
dal materiale rimosso, e forma con essi il sogno, che soddisfa contemporaneamente,
in qualità di compromesso, le due istanze. Il sogno opera una specie
di eliminazione psichica del desiderio represso, o formato con l'aiuto
di materiale rimosso, presentandolo come appagato; ma soddisfa anche
l'altra istanza, permettendo la continuazione del sonno. Il nostro "Io"
si comporta volentieri in questo caso come un bambino: dà credito alle
immagini oniriche come volesse dire: "Sì sì, hai ragione, ma lasciami
dormire". La scarsa considerazione che al risveglio diamo al sogno
e che si richiama alla sua confusione e apparente illogicità non è altro
probabilmente che il giudizio del nostro "Io" dormiente sugli
impulsi provenienti dal materiale rimosso; giudizio che meglio ancora
si fonda sull'impotenza motoria di questi perturbatori del sonno. A
volte diventiamo coscienti di questa disistima perfino nel sonno; se
il contenuto del sogno tende a scavalcare la censura, pensiamo: "E'
soltanto un sogno", e continuiamo a dormire. Niente si può obiettare a questa concezione,
anche se esistono casi limite nei quali il sogno non riesce più a mantenere
la sua funzione di impedire l'interruzione del sonno - come nel caso
del sogno d'angoscia - e la scambia con l'altra, quella di troncarlo
in tempo. Procede in questo modo come il guardiano notturno coscienzioso,
che in un primo tempo assolve il suo compito facendo tacere le fonti
di disturbo, per non svegliare la cittadinanza, ma poi, quando le cause
di disturbo gli sembrano pericolose e lui non riesce a cavarsela da
solo, prosegue nell'esecuzione del suo dovere svegliando la cittadinanza. Questa funzione del sogno diventa particolarmente
chiara quando sui sensi di chi dorme sopraggiunge uno stimolo dall'esterno.
Il fatto che stimoli sensori applicati durante lo stato di sonno influenzino
il contenuto del sogno è conosciuto da tutti, si può dimostrare sperimentalmente
e costituisce uno dei pochi risultati sicuri, ma grandemente sopravvalutati,
dell'indagine medica sul sogno. A queste scoperte si lega però un enigma
fino a ora insolubile. Lo stimolo sensorio che lo sperimentatore fa
agire sul dormiente non viene infatti esattamente riconosciuto nel sogno,
ma sottosta a un'interpretazione fra le molte possibili la cui scelta
sembra lasciata all'arbitrio psichico. Naturalmente non esiste arbitrio
psichico. Il dormiente può reagire a uno stimolo sensorio esterno in
vari modi: svegliandosi, o riuscendo nonostante ciò a continuare il
sogno. In quest'ultimo caso può servirsi del sogno per allontanare lo
stimolo esterno, e anche questo in più di un modo. Può per esempio eliminare
lo stimolo sognando una situazione totalmente incompatibile con esso;
è il caso di quell'uomo, disturbato nel sonno da un ascesso al perineo,
che sognò di cavalcare usando il cataplasma destinato a lenirgli il
dolore come sella e riuscendo così a superare il disturbo. Oppure, caso
più frequente, lo stimolo esterno subisce una traduzione che lo inserisce
nel contesto di un desiderio rimosso, appostato in attesa del proprio
appagamento, lo priva della sua realtà e lo tratta come una parte del
materiale psichico. Così un tale sognò di aver scritto una commedia
che incarnava un'idea fondamentale; ecco la rappresentazione a teatro,
è finito il primo atto incontrando enorme successo. Grandi applausi...
il sognatore deve essere in questo caso riuscito a prolungare il suo
sonno oltre la durata dello stimolo, perché quando si svegliò non sentì
più il rumore, ma stabilì a ragione che si era battuto un tappeto o
un materasso. I sogni che si presentano immediatamente prima del risveglio
provocato da un forte rumore hanno fatto tutti il tentativo di negare,
con un'altra spiegazione, lo stimolo di risveglio atteso e di prolungare
di un altro po' il sonno. 12. Chi tenga fermo il punto di vista che la
censura è la causa principale della deformazione onirica, non sarà sorpreso
di imparare dai risultati dell'interpretazione dei sogni che la maggior
parte dei sogni di adulti viene ricondotta dall'analisi a desideri erotici.
Questa affermazione non riguarda i sogni con contenuto esplicitamente
sessuale, che sono di certo conosciuti a tutti i sognatori per esperienza
personale e che di solito sono i soli ad essere descritti come "sogni
sessuali". E' vero che questi sogni risultano sempre abbastanza
sorprendenti, sia per la scelta delle persone che sono fatte oggetto
sessuale, sia per l'abolizione di tutte le barriere davanti alle quali
il sognatore arresta, nella vita vigile, le sue esigenze sessuali, sia
per molti particolari strambi, che ricordano le cosiddette "perversioni".
Ma l'analisi dimostra che moltissimi altri sogni, nel cui contenuto
manifesto non è possibile riconoscere nulla di erotico, vengono smascherati
dal lavoro d'interpretazione come appagamenti di desiderio sessuale
e che, d'altronde, moltissimi pensieri risultanti, come "residui
diurni", dal lavoro mentale della veglia giungono a raffigurarsi
nel sogno solo con l'aiuto di desideri erotici rimossi. Per spiegare questo stato di cose, teoricamente
imprevedibile, basti accennare al fatto che nessun altro gruppo di pulsioni
ha subìto una così grande repressione, per le esigenze poste dalla civilizzazione,
come appunto le pulsioni sessuali, ma anche che queste sanno sottrarsi
meglio delle altre, nella maggior parte degli uomini, al dominio delle
più alte istanze psichiche. Da quando abbiamo imparato a conoscere la
sessualità infantile, che ha spesso manifestazioni poco vistose e è
costantemente trascurata e fraintesa, siamo autorizzati a dichiarare
che quasi ogni uomo civile ha conservato in un qualche aspetto la strutturazione
infantile della vita sessuale, e comprendiamo in questo modo come i
desideri sessuali infantili rimossi forniscano le forze motrici più
frequenti e robuste per la formazione dei sogni
[9]
. Se il sogno che esprime desideri erotici
riesce a sembrare, nel suo contenuto manifesto, innocentemente asessuale,
questo può accadere solo in un modo. Il materiale delle rappresentazioni
sessuali non può essere raffigurato come tale, ma deve essere sostituito
nel contenuto del sogno da accenni, allusioni e simili mezzi di raffigurazione
indiretta; ma, a differenza di altri casi analoghi, la raffigurazione
indiretta usata nel sogno non deve essere immediatamente intelligibile.
I mezzi figurativi che rispondono a questa condizione sono solitamente
definiti come simboli delle cose che raffigurano. Sono stati fatti oggetto
di particolare attenzione da quando si è osservato che i sognatori della
stessa lingua si servono degli stessi simboli e che in singoli casi
la comunità simbolica addirittura oltrepassa la comunità linguistica.
Poiché i sognatori stessi non conoscono il significato dei simboli che
usano, resta in un primo tempo enigmatico da dove venga la relazione
tra i simboli e quello che essi definiscono e sostituiscono. Ma il fatto
in sé è indubbio e diventa importante per la tecnica d'interpretazione
del sogno, perché tramite la conoscenza del simbolismo onirico è possibile
capire il senso di singoli elementi del contenuto onirico, oppure di
singoli brani del sogno, o a volte perfino di sogni interi, senza la
necessità di rivolgersi alle associazioni del sognatore. Ci avviciniamo così all'ideale popolare di
una traduzione del sogno e ritorniamo d'altra parte alla tecnica interpretativa
dei popoli antichi, per i quali l'interpretazione dei sogni equivaleva
alla interpretazione mediante i simboli. Per quanto gli studi sui simboli onirici
siano ancora molto lontani dalla conclusione, possiamo tuttavia sostenere
con certezza una serie di affermazioni generali e di indicazioni particolari.
Ci sono simboli che vanno tradotti quasi generalmente in un unico senso;
così imperatore e imperatrice (re e regina) significano i genitori.
Le stanze rappresentano donne
[10]
e le loro entrate e uscite gli orifizi del corpo.
La maggior parte dei simboli onirici serve alla raffigurazione di persone,
parti del corpo e azioni, dotate di chiaro interesse erotico; in particolare
gli organi genitali possono essere figurati da una serie di simboli
spesso assai sorprendenti, e gli oggetti più diversi sono usati per
indicare simbolicamente i genitali. Se armi appuntite, oggetti lunghi
e rigidi, come tronchi d'albero e bastoni, rappresentano in sogno l'organo
genitale maschile, mentre armadi, scatole, carri, forni sostituiscono
il corpo femminile, è senz'altro intelligibile il "tertium comparationis",
l'elemento comune di queste sostituzioni; ma non in tutti i simboli
riesce ugualmente facile cogliere le relazioni di collegamento. Simboli
come quello delle scale e del salire per il rapporto sessuale, della
cravatta per il membro maschile, del legno per il corpo femminile, provocano
la nostra incredulità, finché non ricaviamo per altra via una prova
della relazione simbolica. Tutta una serie di simboli onirici è del
resto bisessuale e può essere riferita secondo il contesto all'organo
genitale maschile o femminile. Esistono simboli di diffusione universale,
che si ritrovano in tutti i sognatori dello stesso àmbito linguistico
o della stessa formazione culturale, e altri, estremamente limitati,
individuali, che il singolo crea traendoli dal proprio materiale rappresentativo.
Tra i primi si distinguono quelli il cui diritto a una rappresentanza
sessuale è senz'altro giustificato dall'uso della lingua (come per esempio
quelli derivanti dall'àmbito dell'agricoltura, come: riproduzione, seme),
da altri il cui rapporto con il sesso sembra risalire a tempi antichissimi
e al buio più profondo della nostra formazione concettuale. La forza
che crea i simboli non è spenta ancora oggi, sia per l'uno sia per l'altro
tipo. Si può notare che oggetti di nuova invenzione (come il dirigibile)
vengono innalzati immediatamente a simboli sessuali di uso universale. Sarebbe del resto sbagliato sperare che una
conoscenza ancora più approfondita del simbolismo onirico (del "linguaggio
del sogno") possa esimerci dal chiedere al sognatore le sue associazioni,
riportandoci completamente alla tecnica interpretativa antica. A prescindere
dai simboli individuali e dalle oscillazioni nell'uso di quelli universali,
non si sa mai se un elemento del contenuto onirico debba essere interpretato
simbolicamente o nel senso proprio, e si sa con certezza che non tutto
il contenuto del sogno va interpretato simbolicamente. La conoscenza
del simbolismo onirico ci medierà sempre e soltanto la traduzione di
singole componenti del contenuto manifesto e non renderà superflua l'applicazione
delle regole tecniche date in precedenza. La conoscenza del simbolismo
onirico si rivelerà invece come il mezzo più prezioso per l'interpretazione
proprio là dove le associazioni del sognatore fanno difetto o diventano
insufficienti. Il simbolismo onirico si dimostra indispensabile
anche per capire i cosiddetti "sogni tipici", presenti in
tutti gli uomini, e i sogni "ricorrenti" del singolo. Se la
valutazione del modo di espressione simbolica del sogno è risultata
così incompleta nella mia breve esposizione, la
giustificazione sta in un giudizio che è tra le affermazioni più importanti
che si possano fare circa questo argomento. Il simbolismo onirico porta
molto al di là del sogno; esso non è specifico del sogno, ma regna sovrano
in egual misura nelle favole, nei miti e nelle leggende, nelle battute
di spirito e nel folklore. Esso ci permette di penetrare gli intimi
rapporti del sogno con queste creazioni; ma dobbiamo pur dirci che non
viene creato dal lavoro onirico: si tratta invece di una particolarità
- probabilmente del nostro pensiero inconscio - che fornisce al lavoro
onirico il materiale per la condensazione, lo spostamento e la drammatizzazione
[11]
. 13. Non pretendo di aver fatto luce su tutti
i problemi del sogno né di aver trattato in modo convincente i problemi
discussi. Si rimanda chi sia interessato alla vasta letteratura sul
sogno al libro di Sante De Sanctis, "I sogni" (Torino 1899).
Chi cerchi una spiegazione più approfondita della teoria che ho esposto
si rivolga al mio libro "L'interpretazione dei sogni" (1899). Accennerò ancora in quale direzione dovrebbe
essere proseguita l'esposizione delle mie ricerche sul lavoro onirico. Se presento come compito dell'interpretazione
la sostituzione del sogno con i suoi pensieri latenti, cioè il disfacimento
di quello che il lavoro onirico ha tessuto, sollevo da una parte una
serie di nuovi problemi psicologici, che si riferiscono al meccanismo
di questo stesso lavoro onirico, oltre che alla natura e alle condizioni
della cosiddetta rimozione; d'altra parte affermo l'esistenza dei pensieri
del sogno, cioè di un vasto materiale di formazioni psichiche di altissimo
livello, dotate di tutti i connotati di un'attività intellettuale normale,
materiale che però si sottrae alla coscienza finché si presenta in modo
deformato nel contenuto del sogno. Sono costretto ad ammettere che simili
pensieri sono presenti in ognuno, perché quasi tutti gli uomini, anche
i più normali, hanno facoltà di sognare. All'elemento inconscio dei
pensieri onirici, al suo rapporto con la coscienza e con la rimozione
si legano altre questioni di chiaro significato psicologico, la cui
soluzione dobbiamo rimandare al momento in cui l'analisi chiarirà la
genesi di altre formazioni psicopatiche, come i sintomi isterici e le
idee ossessive.
[1] Da una delle canzoni dell'arpista nel "Wilhelm Meister" di Goethe, libro 2, capitolo 13. Le parole sono dirette alle "potenze celesti" e significano nel contesto goethiano: "Voi ci sospingete nella vita, Voi fate il misero divenir colpevole." Ma "misero" può, anche in tedesco, indicare chi è economicamente povero, e "schuldig" significa nello stesso tempo "colpevole" e "debitore" e così il secondo verso può anche leggersi: "Voi gettate il povero in preda ai debiti." [2] "Kosten" significa sia il "costo" sia "gustare, assaggiare". E' questo il secondo significato di cui parla Freud subito dopo. [3] Il "marciapiede mobile" all'Esposizione di Parigi del 1900. [4] E' l'equivalente approssimativo di "Mit dem Hute in der Hand kommt man durchs ganze Land", letteralmente: "Col cappello in mano si va dappertutto". [5] Qui e nel seguito: "Vertretung" = "rappresentanza", "sostituzione", "riferimento". [6] Freud usa consapevolmente l'espressione di Nietzsche. [7] Nota aggiunta nel 1911. E' degna di rilievo l'affermazione di famosi linguisti, secondo la quale le più antiche lingue umane avrebbero espresso in modo assolutamente generale i termini antitetici con la stessa parola (forte-debole, fuori-dentro eccetera: è il "significato opposto delle parole primordiali"). [8] "Schafkopf", "testa di pecora", si usa anche per dire "imbecille". [9] Vedi in proposito i miei "Tre saggi sulla teoria sessuale" (1905). [10] "Zimmer": stanza; "Frauenzimmer", letteralmente: stanza delle donne, usato comunemente per "donna", in senso abbastanza spregiativo. [11] Per altro materiale sul simbolismo onirico, oltre agli scritti antichi sull'interpretazione dei sogni - per esempio Artemidoro di Daldi e Scherner, - si vedano la mia "Interpretazione dei sogni" (capitolo 6, paragrafo E), le ricerche mitologiche della scuola psicoanalitica, nonché i lavori di W. Stekel, per esempio "Die Sprache des Traumes" (Wiesbaden 1911). |